Un referendum elettorale “zoppo”?

Pubblicato il 29 Giugno 2011 alle 11:43 Autore: Francesca Petrini
referendum

Numerosi sono stati gli interventi in linea con gli orientamenti del comitato promotore, tutti tesi a sottolineare gli orrori del Porcellum. Per Giovanni Sartori, “il premio di maggioranza dato a una minoranza è il vizio maggiore della legge” in quanto “falsa tutto il sistema politico: le leggi elettorali trasformano i voti in seggi e questa legge li trasforma male”. Secondo il politologo, modelli adattabili al contesto italiano potrebbero essere il doppio turno alla francese o il sistema tedesco, ma in ogni caso, in merito alle motivazioni che lo spingono ad appoggiare l’iniziativa referendaria, sottolinea come questa sia “il rimedio contro l’inerzia dei partiti in materia di legge elettorale”. Anche per Enzo Cheli il Porcellum “dopo la legge Acerbo, è la peggiore legge elettorale della storia italiana” e, senza approfondire il discorso circa l’esclusione di intere aree sociali dal Parlamento, configurando il premio di maggioranza come un bonus seggi vinto dalla coalizione che prende il maggior numero di voti, senza però averne raggiunto una soglia minima, è un sistema a “a rischio di costituzionalità”. Così, in attesa di raggiungere, entro settembre, le 500mila firme valide necessarie a presentare i quesiti alla Corte di Cassazione, tra le prime adesioni compaiono nomi noti della cultura italiana tra i quali Umberto Ambrosoli, Alberto Asor Rosa, Corrado Augias, Tullio De Mauro, Umberto Eco, Carlo Feltrinelli, Inge Feltrinelli, Dacia Maraini, Renzo Piano, il già citato Giovanni Sartori, Corrado Stajano, Massimo Teodori, Domenico Fisichella, Margherita Hack.

Al contrario, dall’iniziativa referendaria prende apertamente le distanze Mario Segni, padre dei primi referendum elettorali che negli anni Novanta portarono all’abolizione della preferenza multipla e all’introduzione dei collegi uninominali, il quale dichiara “E’ il ritorno alla peggiore partitocrazia, al periodo più squallido della prima Repubblica, ai governi fatti e disfatti dai partiti alla spalle dei cittadini”. Se dal mondo dei partiti, l’unico segno di approvazione verso questa iniziativa referendaria arriva dall’Udc, contrari sono i Radicali, da sempre sostenitori del maggioritario, ed esponenti del Pd più sensibili ai temi della riforma elettorale, come il senatore e costituzionalista Stefano Ceccanti: si tratterebbe, secondo quest’ultimo, di un vero e proprio ritorno  ai governi decisi dai partiti. Della stessa opinione un altro costituzionalista, Augusto Barbera, secondo il quale il quesito referendario, pensato per reintrodurre le preferenze nelle intenzioni dei promotori, finirebbe per configurare un sistema elettorale peggiore di quello della c.d. Prima Repubblica, ovvero un “proporzionale senza la facoltà di scelta dei cittadini né per il governo né per i candidati”. Ancora, similmente, Salvatore Vassallo, professore di Politica Comparata e deputato Pd, in merito agli effetti del referendum abrogativo dichiara che il risultato sarebbe quello di un sistema “perfettamente proporzionale con il solo effetto di azzerare la scelta dell’elettore sul Governo, cioè di eliminare l’unico aspetto ragionevole del Porcellum. Più che di un miglioramento, pare trattarsi di una controriforma partitocratica che riporterebbe le lancette indietro di vent’anni”.

Al fine di valutare nel merito la scelta elettorale di cui si sta trattando, rimandando ad altra occasione riflessioni riguardo l’opportunità di sottoporre a voto popolare la disciplina in materia elettorale, proviamo ad illustrare i quesiti referendari per come sono stati presentati nel documento “Io firmo-Riprendiamoci il voto” e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n. 133 del 10 giugno scorso. I tre quesiti, che si propongono una pluralità di obiettivi, che sono:

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L'autore: Francesca Petrini

Dottoranda in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparte, si è laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali ed ha conseguito il titolo di Master di II livello in Istituzioni parlamentari per consulenti d´Assemblea.
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