Non passa l’abolizione delle province

Pubblicato il 12 Luglio 2011 alle 09:47 Autore: Matteo Patané

Dietro il caso che ha spaccato l’opposizione la scorsa settimana ci sono delle vere divergenze politiche e programmatiche

Il responsabile degli enti locali del PD Zoggia, oltre ad essere intervenuto sul sito ufficiale del partito ha inviato la seguente e-mail agli iscritti alla newsletter:

Ciao XXX,
ieri il PD alla Camera si è astenuto sulla proposta di cancellazione delle Province perché non è cancellando una parola che si risolve il problema dei costi della politica. Esiste una nostra proposta per quanto riguarda il riordino complessivo del sistema delle autonomie locali e delle regioni e in questa si colloca anche quella specifica relativa alle province. Un riordino che non deve e non può avvenire indipendentemente da una nuova e più snella visione dello Stato, per fornire così servizi efficienti e non duplicazioni burocratiche.
Ecco perché non è sufficiente dire che si aboliscono le province. È facile demagogia tracciare un segno sulla parola province, sarebbe una operazione identica a quella fatta da Berlusconi con le grandi opere, con i famosi cartelloni pieni di segni che, da inchiostro, non si sono mai trasformati in infrastrutture.
La nostra proposta è concreta e riorganizza il settore con veri tagli e grandi possibilità di risparmio, essa è già depositata in parlamento ed è visibile sul nostro sito internet all’indirizzo partitodemocratico.it/leggeprovince.
Se si vuole fare serio bisogna quindi dire a chi, una volta abolite, vanno le funzioni delle province, almeno quelle essenziali, come verrà dislocato il personale che oggi vi lavora. Altrimenti, parlare di costi della politica solo per le province diventa un modo per eludere il problema, per non affrontarlo mai sul serio.
E i tempi di questa nostra riforma saranno brevissimi. Il paese va riformato e riavvicinato alle esigenze dei cittadini e in questo ci stiamo impegnando.
Grazie per l’attenzione, aiutaci a diffondere la proposta del PD

In molti ambienti l’intervento è stato visto, con una reazione comprensibilissima ma dettata in ultima analisi dall’emotività, come semplice fumo negli occhi e immediatamente liquidato, ma è tuttavia degno di nota il fatto che il PD abbia rimandato alla propria proposta di legge in merito, la 4439 della Camera dei Deputati.

Se per il Partito Democratico, come dichiarato dalla sua dirigenza, vi erano motivazioni politiche per non appoggiare la proposta dell’Italia dei Valori, per non mandare il centrodestra in minoranza su una questione così delicata, per non riscuotere il credito di popolarità che sarebbe senza dubbio seguito ad un simile risultato, l’analisi comparativa tra le due proposte può forse fare luce su quali possano essere le questioni su cui l’atto dell’IdV glissa e che invece quello del PD affronta.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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