Papa e Tedesco, cosa dicono i numeri

Pubblicato il 23 Luglio 2011 alle 09:33 Autore: Matteo Patané

Cosa è successo veramente in Parlamento sulle votazioni per l’arresto di Alfonso Papa (Pdl) e Alberto Tedesco (ex-Pd)

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Invece, non tutto è andato come voleva il PdL: alla Camera le opposizioni hanno forzato la mano alla Lega Nord utilizzando uno stratagemma per rendere palese il proprio voto, ovvero infilare nel pozzetto del pulsante un solo dito, lasciando le altre bene in vista, in modo da rendere evidente il bottone schiacciato.

Composizione dei gruppi alla Camera dei Deputati

I numeri della Camera parlano infatti chiaro: 319 voti favorevoli all’arresto, 293 contrari, e nessun astenuto sui 612 presenti (il Presidente Fini non ha votato). Gli assenti erano così ripartiti: 3 per la Lega Nord Padania, 4 per il Gruppo Misto, 3 per l’UdC, 4 per il PdL e 3 – a cui bisogna aggiungere il Presidente Fini – per FLI. Ranghi completi per PD, IdV e PT. Poiché alla Camera il voto delle opposizioni è stato esplicitato dal “trucco del dito”, la somma dei presenti di PD, IdV, FLI e UdC può essere conteggiata come favorevole all’arresto di Papa, totalizzando 283 voti; dei 36 voti residui, sicuramente una parte sono giunti dal Gruppo Misto, dove ad esempio l’ApI di Rutelli aveva annunciato il proprio voto a favore dell’arresto, ma si evidenzia una netta spaccatura della Lega Nord, dove circa una trentina di deputati ha votato a favore dell’arresto e metà contro. Di fatto il gruppo padano si è spezzato letteralmente in due tronconi di analoghe dimensioni, cosa che lascia presagire scintille nell’immediato futuro del partito.

La situazione al Senato è stata piuttosto differente. Lì le opposizioni non hanno scelto alcuna strategia per evidenziare il proprio voto, rendendo di fatto molto complesso comprendere chi ha votato a favore dell’arresto di Tedesco e chi contro.

Composizione dei gruppi al Senato della Repubblica

La votazione si è conclusa con 127 voti a favore, 151 contrari e 11 astenuti sui 290 presenti (il Presidente Schifani non votava). La maggioranza era quindi fissata a 145 voti. Gli assenti erano così ripartiti: 5 per il Gruppo Misto, 3 per la Lega Nord Padania, 5 per il Partito Democratico, 13 per il Popolo della Libertà e 5 per UDC, SVP e Autonomie. Alla maggioranza bisognava poi togliere un’unità in quanto Schifani, presidente, non votava.

La somma dei gruppi parlamentari di opposizione arrivava quindi a 134 voti, mentre la somma dei gruppi di maggioranza raggiungeva quota 150. A questi si andavano a sommare i 5 membri residui del Misto. L’opposizione quindi non avrebbe mai potuto garantire l’arresto di Tedesco solo con i propri voti. L’obiettivo era invece raggiungibile se si conteggiavano i voti della Lega Nord, che aveva annunciato parere favorevole all’arresto.

L’ipotesi di lettura più semplice è quindi proprio quella di una maggioranza compatta e coesa contro l’arresto, malgrado le dichiarazioni della Lega Nord, e di un’opposizione che invece lasciava qualche scampolo all’astensione, con il Misto che chiudeva l’astensione e riempiva la casella del voto contrario eccedente. Il fatto che il voto contrario abbia raggiunto praticamente le dimensioni della maggioranza parlamentare (con l’eccedenza compresa nel “cuscinetto” del Gruppo Misto) è forse il miglior indicatore su quale sia stata la composizione del voto: pensare che vi siano stati voti a favore dell’arresto nella Lega Nord e contrari nell’opposizione è un’ipotesi che deve contemplare il presupposto della pressoché totale eguaglianza dei gruppi di dissidenti da una parte e dall’altra; una coincidenza più unica che rara, a meno di non impelagarsi in teorie complottiste di dubbia validità, dal momento che avrebbero dovuto vedere per forza di cose Lega e opposizione dalla stessa parte. Con questo scenario, la Lega Nord si sarebbe messa fattualmente contro il PdL, ma mediaticamente – proprio grazie al fatto che non vi può essere certezza assoluta su chi abbia votato cosa – ne avrebbe fatto il gioco, avendo modo di accusare il PD di aver salvato il proprio esponente.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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