“Il rilancio parte da sinistra” col nuovo guru di Renzi

Pubblicato il 29 Giugno 2013 alle 11:32 Autore: Redazione
renzi sinistra

Tra le altre proposte del “guru” renziano vi è anche un nuovo approccio nel rapporto con le imprese, abbandonando la politica dei contributi a pioggia in favore di scelte mirate in settori strategici (quali il turismo e l’agroalimentare); agevolazioni nell’accesso al credito delle piccole e medie imprese; promozione degli investimenti privati nelle infrastrutture pubbliche (ad esempio favorendo il project financing).

Arrivando al capitolo welfare, la parola d’ordine è produttività. Solo con un aumento della produttività è infatti possibile ridurre la spesa pubblica pur non rinunciando ai servizi. In questo senso si propone di accorpare “in un unico soggetto giuridico e amministrativo le risorse oggi disperse tra Inps, Comuni e Regioni”.

Dello stesso tenore è l’idea di riorganizzazione il sistema delle Prefetture, secondo “un modello accentrato e differenziato sul territorio”: dove l’attività di tipo amministrativo è di competenza delle 20-30 sedi accentrate mentre il controllo e la sicurezza del territorio sono prerogative delle 70-80 sedi periferiche.

Veniamo infine alla proposta probabilmente più collocata a sinistra del new deal Gutgeldiano. Matteo Renzi l’ha introdotta in alcuni recenti interventi pubblici, sebbene – sembrerebbe come nel caso della riduzione dell’Irpef in occasione delle primarie – ciò non abbia ancora catalizzato l’attenzione di media e opinione pubblica.

L’intervento a cui ci riferiamo tratta la materia pensionistica, prevedendo il dimezzamento o l’azzeramento dell’adeguamento all’inflazione per le pensioni che superano dalle tre alle sette volte quella minima. Inoltre per le pensioni che superano più di sette volte quella minima è previsto un ulteriore taglio del 10%.

Le risorse in questo modo risparmiate andrebbero dai 3 a i circa 4 miliardi di euro all’anno. Tale misura, dicevamo, è quella che è più marcatamente connotata a sinistra. Ed è anche quella che alcuni potrebbero criticare, definendola una sorta di patrimoniale sulle pensioni medio-alte. Proprio questa proposta pare tuttavia destinata a giocare un ruolo nella battaglia congressuale che il sindaco di Firenze si appresta a intraprendere.

Nelle sue ultime dichiarazioni, Matteo Renzi ha fatto capire che, in caso di candidatura alla segreteria del partito, intenderà coagulare attorno a sé un consenso piuttosto ampio.

Ciò si traduce in due effetti: da un lato scongiurare lo scontro frontale avuto in occasione delle ultime primarie contro Pierluigi Bersani (a tal proposito non sembra un caso il richiamo al regolamento di tutte le altre primarie, dove il risultato era appariva quasi scontato); dall’altro lato c’è invece la necessità di coinvolgere la cosiddetta “base” e il “corpaccione” del partito, in larga misura proveniente dall’area ex diessina.

Ecco dunque perché alcune delle proposte economiche di Renzi non potranno non guardare a quella parte del partito. Nella speranza di traghettarla verso l’approdo che l’ex rottamatore considera la completa maturazione del centrosinistra italiano: un soggetto politico capace, in un contesto bipolare, di concretizzare la sua vocazione maggioritaria.

Christian Goldoni

L'autore: Redazione

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