Sette spunti di riflessione in vista del mondiale “Brasile 2014”

Pubblicato il 7 Luglio 2013 alle 12:16 Autore: Emanuele Vena

6. Qualità e quantità. L’evoluzione dell’ultimo anno ha portato, in particolar modo nella zona nevralgica del campo, a privilegiare elementi dalle spiccate qualità tecniche e propositive (Pirlo, Montolivo, Candreva, Diamanti, Aquilani) a dispetto di elementi di maggior dinamismo e rottura (come potevano essere i vari Nocerino o, tornando ancor più indietro, Gattuso).

L’assenza di incontristi veri e propri, a cui sono stati preferiti elementi più completi (Marchisio e De Rossi su tutti) è il frutto dell’impronta data da Prandelli al nuovo corso azzurro post Sudafrica 2010, volto a privilegiare il possesso di palla ragionato e la volontà di imporre il proprio gioco rispetto ad una manovra fatta di strappi e ripartenze.

7. Quali nuovi innesti? L’ultima domanda è dunque questa, alla ricerca di un miglioramento del livello complessivo della selezione azzurra. Rispetto ad EURO 2012 c’è stato un notevole turnover, con ben otto cambi (Marchetti, Astori, De Sciglio, Aquilani, Candreva, El Shaarawy, Gilardino e Cerci in luogo di De Sanctis, Ogbonna, Balzaretti, T. Motta, Nocerino, Cassano, Di Natale e Borini) ed un abbassamento dell’età media (che, essendo in entrambe le competizioni di 28.1 anni, in realtà è in diminuzione, considerando che i 15 elementi confermati hanno un anno in più).

Importante in particolar modo l’innesto di 2 classe ’92 come El Shaarawy e De Sciglio, oltre a Balotelli, che è un ’90: tre elementi che in linea teorica potrebbero essere ancora nel giro della nazionale Under 21. Tra un anno dunque il ricambio potrebbe essere minore, in virtù delle buone prestazioni dell’attuale gruppo ed a patto di mantenerle lungo i prossimi 12 mesi.

Tuttavia, se proprio ci sono punti ancora migliorabili, qualche perplessità si può scorgere sugli esterni difensivi, vista l’assenza di un vero mancino di ruolo, le prestazioni non entusiasmanti di Abate e i 31 anni di Maggio. Il ritorno ad alti livelli di un elemento abile su entrambe le fasce come Santon (esploso ad alti livelli nel 2009, anno in cui raggiunse l’apice ottenendo la convocazione per la Confederations in Sudafrica, salvo poi cadere in una profonda crisi da cui ha iniziato a riprendersi nelle ultime due stagioni) può essere importante.

In attacco, Balotelli avrebbe bisogno di una riserva all’altezza. Gilardino, pupillo di Prandelli, viene da un’ottima stagione, è un buon calciatore (campione del mondo 2006, non dimentichiamolo) ed ha disputato un’onesta Confederations. Tuttavia, l’anagrafe (a giorni compirà anche lui 31 anni) potrebbe non giocare a suo favore, in vista del prossimo Mondiale. Mentre gli altri potenziali terminali offensivi da Nazionale (Matri, Pazzini e Quagliarella su tutti) non riescono a trovare una maglia da titolare nemmeno nei loro club, figurarsi un posto in azzurro.

Escludendo gli altri preconvocati per la Confederations esclusi all’ultimo minuto dalla lista finale dei 23 (Agazzi, Antonelli, Ogbonna, Ranocchia, Bonaventura, Poli e Sau) e al netto dei problemi caratteriali di Osvaldo e Cassano e della speranza di rivedere ad alti livelli Giuseppe Rossi, importante può essere il serbatoio dell’attuale Under 21. Sperando in una loro definitiva quanto imminente esplosione, elementi come Gabbiadini ed Insigne (in aggiunta al cavallo di ritorno Borini), oltre a centrocampisti in grado di garantire qualità, quantità e dinamismo come Verratti e Florenzi, possono essere pedine importanti per il futuro (anche a breve termine) della Nazionale maggiore.

Nel frattempo, l’attenzione va focalizzata sul doppio impegno di settembre, contro Bulgaria (il 6) e Repubblica Ceca (il 10), entrambi in casa. Due vittorie garantirebbero il pass per il Brasile con 2 giornate d’anticipo. E, soprattutto, lascerebbero a Prandelli ben 9 mesi di tempo per effettuare gli ultimi decisivi esperimenti.

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L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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