Capigruppo Pdl al Quirinale: le richieste a Napolitano

Pubblicato il 5 Agosto 2013 alle 15:44 Autore: Gabriele Maestri

Bocche cucite o quasi sull’incontro al Quirinale. I capigruppo del Pdl alla Camera e al Senato, Renato Brunetta e Renato Schifani, sono stati ricevuti questa mattina dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: di quanto si sono detti, tuttavia, trapela poco o nulla.

L’incontro era stato ampiamente annunciato fin dal giorno successivo alla sentenza della Cassazione che ha chiuso il processo Mediaset, confermando la condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere e all’interdizione dai pubblici uffici (da riquantificare).

Schifani e Brunetta sono arrivati al Quirinale verso mezzogiorno e hanno parlato con il Capo dello Stato. Stando a quanto dichiarato da fonti vicine alla Presidenza della Repubblica, i due capigruppo avrebbero illustrato «le loro valutazioni circa le esigenze da soddisfare per un ulteriore consolidamento dell’evoluzione positiva del quadro politico in Italia e uno sviluppo della stabilità utile all’azione di governo».

Al di là della formula di rito, è probabile che i due esponenti del Pdl abbiano esposto determinate richieste che vorrebbero vedere soddisfatte perché la stabilità dell’esecutivo non risulti minacciata.

Quasi certamente tra i desiderata c’è la riforma della giustizia, individuata mesi fa dal “gruppo dei saggi” e di cui ha parlato alcune volte anche Napolitano (non necessariamente con gli stessi toni), ma soprattutto l’esigenza di trovare un’alternativa, in qualche modo, all’espulsione (anche solo temporanea) dalla vita politica di Silvio Berlusconi in seguito alla sentenza.

Se secondo alcuni perde credito l’ipotesi della grazia (anche e soprattutto per l’esistenza di altri processi pendenti a carico dell’ex Presidente del Consiglio), c’è chi non ritiene improbabile la sollecitazione di un diverso potere del Capo dello Stato, come la commutazione delle pene, relativa soprattutto alla condanna alla reclusione.

Altre letture non escludono nemmeno la richiesta di un intervento sulla recentissima normativa – introdotta alla fine del 2012 – sull’incandidabilità dei condannati a oltre due anni di carcere (la cosiddetta “legge Severino”), perché in qualche modo Berlusconi ne possa essere esentato. Un’idea simile, così come ogni intervento in materia di giustizia, dovrà essere valutata dal Pd e dalle altre forze presenti in Parlamento, per poter essere tradotte in norme.

Dopo essere stati ricevuti al Quirinale, ora Brunetta e Schifani sono a Palazzo Grazioli con Berlusconi, che dopo la manifestazione di ieri in Via del Plebiscito sta incontrando anche altri esponenti chiave del partito e potrebbe vedere i suoi avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi per discutere della strategia da tenere circa la pena che dovrà scontare (agli arresti domiciliari o con l’affidamento in prova ai servizi sociali).

SANTANCHE’ “B. NON ACCETTERA’ DOMICILIARI, ANDRA’ IN CARCERE”

santanche berlusconi

Daniela Santanchè uscendo da Palazzo Grazioli, al termine dell’incontro del Pdl, ha dichiarato: Il presidente Berlusconi non chiederà gli arresti domiciliari, né l’affidamento ai servizi sociali. Il presidente andrà in carcere e gli italiani devono saperlo, non accetterà nessun altro modo per espiare quella pena inflittagli da degli impiegati che hanno vinto un concorso facendo un compitino”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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