Cgia: conto da 7 miliardi se cade Letta

Pubblicato il 10 Agosto 2013 alle 15:56 Autore: Gabriele Maestri
finanziamento ai partiti

Nell’ipotesi in cui il governo di Enrico Letta fosse costretto alle dimissioni nelle prossime settimane, l’Italia rischierebbe un conto salatissimo, calcolabile in 7 miliardi di tasse. E’ quanto risulta dai calcoli della Cgia di Mestre resi pubblici questa mattina.

Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario dell’Associazione Artigiani Piccole Imprese il cui ufficio studi offre di frequente analisi e ricerche di interesse – in caso di crisi di governo “gli italiani subirebbero una vera e propria stangata soprattutto nell’ultimo quadrimestre di quest’anno”. Ogni famiglia, in particolare, finirebbe per pagare (solo nel 2013) tra i 149 e i 388 euro in più.

Naturalmente il problema non sarebbe dato dalla caduta del governo in sé, ma dai provvedimenti che non verrebbero presi in modo tempestivo in materia di imposte: entro la fine di quest’estate, infatti, l’esecutivo guidato da Letta è chiamato a definire l’applicazione dell’Imu, dell’Iva e (sebbene se ne parli meno) della Tares, legata ai rifiuti.

Giuseppe Bortolussi

Sul fronte più discusso in questi giorni, quello dell’Imu, in caso di caduta del governo i proprietari della prima casa dovranno versare entro il 16 settembre la prima rata e a dicembre il saldo; lo stesso dovranno fare i proprietari di terreni, fabbricati rurali e alle unità immobiliari appartenenti alle cooperative a proprietà’ indivisa adibite ad abitazione principale saranno chiamati al pagamento dell’imposta. Il conto totale, dunque, per la Cgia sarebbe di 4 miliardi di euro relativi all’abitazione principale e 770,6 milioni di euro relativi ad altri edifici.

Dal 1 ottobre è previsto l’aumento dell’aliquota ordinaria Iva dal 21 al 22%. Se ciò fosse confermato, gli ultimi tre mesi di quest’anno ci costerebbero un miliardo di euro in più: ciò potrebbe essere evitato solo se il governo nelle prossime settimane trovasse risorse sufficienti per scongiurare l’aumento.

Quanto alla Tares, la nuova imposta sull’asportazione dei rifiuti dovrebbe dare un maggior gettito, rispetto al 2012, di 1,94 miliardi di euro: un miliardo a causa della maggiorazione per la copertura dei servizi indivisibili dei Comuni, il resto corrisponderebbe secondo la Cgia alla differenza tra il costo del servizio di smaltimento rifiuti (derivante dal bilanci dei Comuni) e il gettito Tia/Tarsu dello scorso anno (il gettito della Tares infatti deve assicurare l’ integrale copertura del costo di asporto e smaltimento dei rifiuti).

Non si sono fatte attendere le prime reazioni politiche a questi dati: “Epifani ascolti meno i falchi del Pd e più la Cgia di Mestre. Eliminare l’Imu non e’ una battaglia di parte ma uno stimolo alla crescita” ha dichiarato la portavoce Pdl alla Camera Mara Carfagna.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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