Il rompicapo della legge elettorale secondo Calderisi

Pubblicato il 21 Agosto 2013 alle 17:44 Autore: Redazione

“Io sono per il sistema uninominale. secco. proporzionale. a doppio turno. puro. con premio di maggioranza. con sbarramento al 5%. misto con un po’ di pistacchio”. Chissà se questo bizzarro sistema elettorale, proposto nel 1992 a Magazine 3 da un giovanissimo Daniele Luttazzi, sarebbe finalmente in grado di dare una maggioranza chiara all’Italia. E chissà, per inciso, se il sistema piacerebbe a Peppino Calderisi.

Cresciuto per anni all’interno dei radicali (per i quali ha lavorato anche a molti quesiti referendari), deputato prima per la formazione di Pannella poi (dal 1994) per il Polo e Forza Italia, fino all’ingresso dei suoi Riformatori liberali nel Pdl, Calderisi ha la fama di essere particolarmente esperto di sistemi elettorali. Fu lui, per dire, che alle ultime elezioni politiche stoppò Udc e Fli, dicendo che il nome di Monti poteva stare solo su un simbolo e non su tutti e tre: la legge era tutt’altro che chiara in materia, ma i partiti gli hanno creduto.

Ora Calderisi torna a parlare per sostenere che, nell’Italia di oggi, nessun meccanismo di trasformazione dei voti in seggi potrebbe assicurare al paese una maggioranza univoca. “Con il sistema frammentato (tre poli e segmenti vari) e il bicameralismo perfetto, non esiste (a Costituzione vigente) alcuna legge elettorale in grado di produrre un vincitore, né il Mattarellum né qualsiasi altro sistema: tedesco, inglese, francese, spagnolo o una combinazione degli stessi, come dimostrano chiaramente tutte le possibili simulazioni con i risultati elettorali del febbraio scorso”.

Giuseppe Calderisi

Per l’esponente del Pdl, l’ipotesi di un sistema maggioritario a doppio turno di coalizione (come quello che piace all’assemblea del Pd), sarebbe impossibile a Costituzione invariata. ”Anche eliminando il sistema dei premi regionali per il Senato – spiega – potrebbe essere necessario ricorrere al ballottaggio per entrambe le Camere. Con l’elettorato passivo diverso (Camera 18 anni, Senato 25 anni) occorrerebbero due voti distinti: il vincitore potrebbe non essere lo stesso nelle due Camere, anche perché le due maggiori coalizioni ammesse al ballottaggio potrebbero non essere le stesse per Camera e Senato”.

L’ex radicale tiene a precisare, a scanso di equivoci, che il Porcellum non è affatto intoccabile, specie se non ci fossero alternative al voto in tempi brevi: ”Intervenire sulla legge elettorale vigente per risolvere le questioni di costituzionalità è senz’altro necessario e urgente nel caso si debba ricorrere necessariamente a nuove elezioni”.

Quello che non va bene, secondo Calderisi, è far credere che esista “una riforma del sistema elettorale in grado di evitare l’obbligo di larghe intese, prima della riforma del bicameralismo e della forma di governo”: chiunque si produca in uno sforzo simile, per il parlamentare “inganna o illude irresponsabilmente gli elettori”.

Gabriele Maestri

L'autore: Redazione

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