L’importanza di finire in galera (a Monopoly)

Pubblicato il 23 Agosto 2013 alle 19:35 Autore: Gabriele Maestri

In condizioni normali sfuggirebbe un sorriso (e magari tornerebbe la voglia di farsi una partita), oppure ci si potrebbe chiedere cosa penserebbero quei parlamentari, ad esempio, di chi gioca a Crack!, sorta di parente deleterio di Monopoly in cui i concorrenti devono puntare alla bancarotta, sperperando un milione in borsa, al gioco o in altri improbabili modi.

In tempi di crisi come questi, è anche comprensibile che ci si chieda come, tra tutti i problemi urgenti che affliggono il Paese, sette parlamentari trovino il tempo di occuparsi persino del nuovo Monopoly, quando magari l’Imu, l’Iva e altre questioni richiederebbero più attenzione.

Ma siamo in Italia, vietato dimenticarlo. Così a qualcuno viene in mente che – per caso o no – i sette firmatari sono tutti o quasi renziani della prim’ora e lo fa subito notare: rischia così di aprirsi una lotta tutta interna al Pd, con i sostenitori di Renzi quasi chiamati a difendersi dalle infamanti accuse di giocare ancora a Monopoly alla loro età e di minare così l’immagine del partito.

A coprire le fiamme democratiche, tra l’altro mentre Matteo Renzi è proprio negli Stati Uniti, cerca di provvedere il suo portavoce Marco Agnoletti, affidandosi ovviamente a Twitter: “Aboliamo la battaglia navale: fomenta i guerrafondai! Abolito il gioco dell’ oca: gli animali non si’ sfruttano!

grillo porcellum legge elettorale

Non si risparmia, naturalmente, Beppe Grillo: le agenzie gli servono la notizia su un piatto d’argento e lui la acchiappa subito da par suo. “Il pdmenoelle si interessa da sempre di giochi di società – scrive sul blog -. Proprietà immobiliari, banche, assicurazioni, imprese pubbliche come le Ferrovie e le Aziende del Gas o dell’Elettricità sono il suo pane quotidiano, da Penati al Monte dei Paschi di Siena. Giocatori professionisti. Nessuno può mettere in discussione l’esperienza accumulata dai post-democristicomunisti dal dopoguerra. Per i monopoli hanno un talento naturale. Quindi, forti di questa autorità, hanno scritto all’ambasciatore degli Stati Uniti per chiedere conto dei cambiamenti nel Monopoli”.

L’abolizione della sanzione del carcere, almeno nel gioco, attira l’attenzione del leader 5 Stelle: “I pdimenoellini non hanno tutti i torti, come si può eliminare la casella della prigione senza consultarli? Loro che hanno votato l’indulto, l’eliminazione del falso in bilancio, le prescrizioni di ogni forma e colore. Senza il pdmenoelle le carceri italiane strariperebbero di politici e colletti bianchi.  Al posto della Prigione, a scelta, la Grazia, l’Impunità, l’Agibilità Politica, l’Immunità, la Prescrizione, la Cancellazione del reato, il Ricorso alla Corte Costituzionale, il Vizio di Forma, la Clemenza”.

Sarebbe questo, insomma, il tratto caratteristico della via italiana al Monopoli, con tanto di prima regola del gioco: “Il politico in Prigione non ci finisce mai“. Così ha più tempo di starsene a casa, magari per farsi stracciare dagli amici a Monopoly.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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