IPCC, modelli da rifare?

Pubblicato il 29 Agosto 2013 alle 21:42 Autore: Matteo Patané

Nel 2014 verrà pubblicato, dopo una gestazione pluriennale, il Fifth Assessment Report (AR5) dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), a ben sette anni di distanza dal report precedente.

Gli Assessment dell’IPCC si pongono l’obiettivo di ripercorrere tutte le recenti evoluzioni della climatologia e di fornire un compendio ufficiale e dei principali lavori svolti sul tema.

Lo scopo è di presentarsi come hub e – attraverso la peer review – strumento di validazione di ricerche e articoli dedicati ai cambiamenti climatici, agli effetti politici, sociali ed economici ad esso legati e ai possibili strumenti che si possono mettere in atto per contrastarne gli effetti più negativi.

L’IPCC non svolge ricerche indipendenti in materia climatologica, limitandosi quindi a ufficializzare risultati altrui. Questo non ha però impedito all’organizzazione di finire nel mirino dei media nel 2009, due anni dopo l’uscita dell’AR4, per lo scandalo Climategate, quando una fuga di mail riservate della Climate Research Unit dell’Università di Norwich evidenziò presunte manipolazioni di dati allo scopo di incrementare l’importanza delle attività umane nei cambiamenti climatici in atto ed in particolare nel progressivo riscaldamento del pianeta.

Le indagini si chiusero con la sostanziale assoluzione degli scienziati coinvolti e la polemica si spense poco a poco, ma ora una nuova serie di verifiche rischia di mettere sotto torchio l’AR5 prima ancora della sua effettiva pubblicazione, e questa volta sulla base della mera osservazione dei dati.

La stesura del quinto Assessment, infatti, è iniziata poco dopo la pubblicazione del quarto, nel 2007. Alcuni dei lavori che costituiscono l’ossatura portante del report sono valutazioni previsionali dell’andamento delle temperature medie terrestri a partire dal 2007, e quindi già da ora confrontabili con i dati reali. Se i dati reali smentiscono questi valori, l’intero Assessment rischia di fondarsi su premesse sostanzialmente non valide.

Esistono cinque metodologie di misurazione delle temperature globali del pianeta, generalmente nominate dall’ente che pubblica i dati: in particolare GISS, CRU e NCDC forniscono rilevazioni delle temperature superficiali, mentre UAH e RSS invece forniscono rilevazioni basate sui dati satellitari registrate ad altezze differenti (bassa troposfera, media troposfera, bassa stratosfera).

Anomalie di temperatura
in bassa troposfera (1979-2013)

 

Anomalie di temperatura
in media troposfera (1979-2013)

 

Anomalie di temperatura
in bassa stratosfera (1979-2013)

I report utilizzati dall’IPCC per il periodo 2005-2013 prevedevano un incremento delle temperature medie di 0,2° C, laddove nello stesso periodo la media dei tre strumenti di misura terrestri ha fornito un decremento delle temperature di 0,05° C, la media dei due strumenti di misurazione satellitari (relativamente alla bassa troposfera) ha restituito un decremento di 0,02° C e infine la media di tutti e cinque gli strumenti di rilevazione ha segnato un decremento delle temperature medie del pianeta di 0,04° C.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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