Speciale Nordland, la Norvegia al voto

Pubblicato il 7 Settembre 2013 alle 10:58 Autore: Antonio Scafati

Le distanze tra i due schieramenti si allargano quando si parla del Fondo petrolifero: quanto denaro prelevare? “La cosa più importante è riuscire ad avere una maggiore indipendenza dall’industria petroliferaspiega Trond Enger, segretario del Partito Liberale.

La Destra si dice favorevole a utilizzare più risorse del Fondo per migliorare le infrastrutture, alleggerire il carico fiscale, incentivare i settori della ricerca e dello sviluppo. Siv Jensen vorrebbe spacchettare il Fondo per moltiplicare gli introiti e far confluire più denaro in campo economico e sociale. Tutte ipotesi che non piacciono al centrosinistra: “Il Partito del Progresso ha fatto capire di non voler rispettare il tetto di spesa sul Fondo petrolifero” dice Raymond Johansen, “e questo condizionerà le politiche economiche”.

Siv Jensen guida il Partito del Progresso

Siv Jensen guida il Partito del Progresso

A guardare i sondaggi, però, i norvegesi non sembrano per niente spaventati all’idea di essere governati dal centrodestra, anzi: c’è una gran voglia di facce nuove. Molti analisti sottolineano come stia giocando un ruolo decisivo la voglia degli elettori di portare un po’ d’aria fresca nelle stanze del potere dopo otto anni di centrosinistra. Solberg lo sa, tanto da ripetere spesso che non farà rivoluzioni.

La Destra inoltre appare un serio interlocutore di governo. Merito delle strategie adottate negli ultimi anni. Dopo il 14,1 per cento alle elezioni del 2005, il partito della Solberg ha cambiato rotta vestendo i panni della principale forza politica nello schieramento conservatore. Ormai la Destra rappresenta un’alternativa, tanto da aver ‘rubato’ elettori proprio ai socialdemocratici: da mesi è intorno al 30 per cento, anche se probabilmente lunedì si fermerà un po’ prima.

Erna Solberg, poi, è vista come un primo ministro più che affidabile: negli indici di gradimento battaglia ad armi pari con Jens Stoltenberg, amatissimo in Norvegia.

Il Partito del Progresso, il più a destra nel panorama politico, dovrebbe invece perdere un bel po’ di voti rispetto alle elezioni del 2005 e del 2009 (22,1 e 22,9 per cento): secondo i sondaggi il partito oscilla tra il 16 e il 19 per cento. Ma questo non dovrebbe impedirgli di entrare per la prima volta nella sua storia a far parte di un governo.

Il Parlamento norvegese a Oslo

Il Parlamento norvegese a Oslo

Insomma la strada per il centrodestra appare tutta in discesa. A volte, però, le apparenze ingannano. Il vero rebus, infatti, sono le alleanze e la capacità, per la Solberg, di riuscire a costruire una coalizione di governo.

La Destra ha sempre detto di volere formare un esecutivo con il Partito Liberale, il Partito Cristiano Popolare il Partito del Progresso. A quest’ultimo però non piace l’idea di avere in casa i due piccoli alleati di centro, così come ai due piccoli alleati di centro non piace il Partito del Progresso.

“A causa delle sostanziali differenze che ci sono tra noi e il liberista Partito del Progresso abbiamo detto che riteniamo improbabile entrare in un governo insieme a loro” ci diceva qualche settimana fa Knut Arild Hareide, leader del Partito Popolare Cristiano, “ma non lo escludiamo a prescindere. Noi preferiamo far parte di un esecutivo con la Destra e il Partito Liberale”.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
Tutti gli articoli di Antonio Scafati →