Siria, Incontro a Ginevra tra Kerry e Lavrov: “Damasco restituisca le armi chimiche”

Pubblicato il 15 Settembre 2013 alle 16:47 Autore: Redazione

Siria. Incontro a Ginevra tra Kerry e Lavrov: “Damasco restituisca le armi chimiche” 

Alla fine della tre giorni di colloqui a Ginevra, il Segretario di Stato USA John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov hanno trovato l’accordo per la distruzione dell’arsenale chimico detenuto dal regime di Assad entro giugno 2014, scongiurando così l’intervento militare americano in Siria.

L’intesa ginevrina tra USA e Russia prevede che Damasco consegni, entro una settimana, l’elenco completo delle armi incriminate. Inoltre il quotidiano russo Kommersant, prima, e il Segretario dell’Assemblea generale ONU Ban Ki-moon, dopo, hanno confermato l’ingresso della Siria nell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac). Si tratta dell’ultimo passo necessario alla riconciliazione internazionale del paese mediorientale. Tuttavia potrebbe non essere sufficiente, perché il presidente degli Stati Uniti Barack Obama non ha escluso del tutto l’opzione militare: “Se c’è una chance di raggiungere i nostri obiettivi senza l’uso della forza, abbiamo la responsabilità di perseguirla. Ma deve essere chiaro che gli sforzi diplomatici non possono essere una tattica che porti di nuovo allo stallo, una mossa per prendere tempo. L’uso delle armi chimiche rappresenta un oltraggio alla dignità umana e una minaccia alla sicurezza, ovunque”.

In attesa della consegna di domani del rapporto ONU sullo stato del conflitto siriano al Consiglio di Sicurezza, gli ispettori del Palazzo di Vetro saranno autorizzati a recarsi nuovamente in Siria per effettuare dei sopralluoghi volti a verificare l’applicazione dell’intesa ginevrina (presumibilmente entro novembre). In tale accordo si parla soltanto dell’arsenale chimico in possesso delle truppe governative e non dei ribelli. Eppure è stato già dimostrato che l’utilizzo di armi non convenzionali abbia interessato anche alcune frange (terroristiche) anti-Assad.

Intanto – nel corso di un’intervista rilasciata a un’emittente russa – il rais siriano parla di “vittoria” contro gli americani e aggiunge: “Quando gli Stati Uniti smetteranno di fare minacce e di fornire armi ai terroristi, il processo di pace potrà essere portato a termine”, confermando che “la Siria consegnerà il suo arsenale chimico alla comunità internazionale”.

Dall’altra parte, i ribelli dell’Esercito siriano libero malvedono l’asse Kerry-Lavrov, poiché “il governo di Assad sta spostando da alcuni giorni il suo arsenale di armi chimiche in Libano e Iraq”, cancellando in questo modo le prove della responsabilità diretta del presidente siriano sulle stragi di agosto contro i civili.

Intanto la Coalizione Nazionale Siriana – che non riesce a imporsi come organo principale della resistenza ad Assad – ha nominato un nuovo premier provvisorio. Si tratta di Ahmad Tumeh, un islamista di posizioni moderate, che trova l’appoggio di Qatar e Arabia Saudita.

I ministri degli Esteri francese e britannico Laurent Fabius e William Hague hanno salutato l’accordo tra Washington e Mosca, però attendono i primi risultati. Il Segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha parlato di rispetto degli accordi “senza condizioni”.

Per il momento l’escalation siriana si è arrestata, sebbene circoli in queste ore la notizia dell’invio di navi cinesi nel Mediterraneo da parte di Pechino. La flotta del dragone potrebbe così raggiungere gli americani, i russi, i francesi, i britannici e la nostra Andrea Doria. Un piccolo assaggio di battaglia navale davanti alle stupende coste del Libano.

 

Fabrizio Neironi

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