Camorra, rifiuti tossici a Casal di Principe

Pubblicato il 20 Settembre 2013 alle 15:28 Autore: Francesco Di Matteo

Ancora all’ordine del giorno la gravosa questione della Terra dei Fuochi, una porzione di terra a cavallo tra le province di Napoli e Caserta che si colloca in una terra uccisa dall’inquinamento.

Sulla base delle dichiarazioni di un pentito del clan dei Casalesi, si è cominciato a scavare in provincia di Caserta e, come denunciato più volte dai comitati, sono stati trovati fanghi tossici.

Si scava a Casal Di Principe. Si scava dopo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Luigi D’Ambrosio, rilasciate qualche giorno fa alle forze dell’ordine. Secondo le dichiarazioni del pentito, lui stesso è stato un operaio del clan, prima di passare all’estorsione, accusa per la quale è stato arrestato, e da operaio ha manovrato la ruspa in più punti della provincia di Caserta per scavare e permettere alla camorra di sotterrare i rifiuti.

Si scava a Casal Di Principe, in via Sondrio, strada di periferia circondata da villette. Si scava di fronte una ludoteca, dove i bambini passavano i pomeriggi, ma che ora è temporaneamente chiusa. Si scava in un clima surreale, con uomini che indossano i pigiami di piombo, preoccupati dalla radioattività e dal materiale che può esserci lì sotto.

Intorno agli scavi carabinieri e vigili del fuoco hanno creato un cordone sanitario per tenere alla giusta distanza i curiosi. Curiosi, ma non solo. Grazie ad un tam tam mediatico, aiutato dai social network che annunciavano che si scavava a Casal Di Principe, tutti i comitati che si impegnano su tale problematica sono accorsi sul sito: dal presidio Libera di Casal Di Principe, a Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano da anni impegnato sul tema della terra dei fuochi.

Ma appena si iniziano gli scavi, alla profondità di appena 9 metri, si cominciano a ritrovare i primi “reperti”. Sono stati, infatti, trovati subito rifiuti edili, in particolare eternit ed amianto, altamente tossici. Ma non solo. Sono stati anche ritrovati dei fusti pieni di fanghiglia, che dovrebbero essere ciò che rimane di scarti industriali che sicuramente non provengono dalla Campania.

Al ritrovamento dei fusti scoppia immediatamente la protesta dei comitati. Questi chiedono delle analisi sul terreno e sulle falde acquifere, ma chiedono anche di ricevere campioni da analizzare in laboratori di fiducia. Toccante la rabbia di Salvatore, membro del presidio Libera a Casal Di Principe, che telefona in una trasmissione mattutina di Radio Marte per raccontare la voglia di scappare. “Quei rifiuti sono nascosti lì da 20 anni mentre i nostri bambini muoiono di tumore. Hanno ritrovato il terreno in 3 colori diversi”. E il dolore raggiunge il culmine quando Salvatore urla “voglio scappare dalla mia terra”.

La questione dell’inquinamento della Terra dei Fuochi è salito alla ribalta dopo le dichiarazioni di Carmine Schiavone, fratello del più famoso ‘Sandokan’, che ha raccontato alle telecamere di Sky la tragica situazione del casertano: quando fu interrogato dalla commissione ambientale, questa rispose che era “impossibile bonificare perché costava troppo”. I comitati, che da anni sono attivi sul territorio, vomitano rabbia verso le istituzioni, visto che quelle confessioni risalgono al 1997. “Perché queste notizie escono solo ora? Perché si scava solo 16 anni dopo?” sono le domande che i comitati si fanno.

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L'autore: Francesco Di Matteo

Napoletano classe '92. Laureato in Scienze Politiche e delle relazioni internazionali alla Federico II di Napoli nel 2014, è appassionato di giornalismo e in particolare di politica, di analisi politica e di Scienza Politica, in generale. Tesserato a Libera, in passato ha ricoperto la carica di Coordinatore Regionale a livello giovanile nell'Italia dei Valori (2012). Cofondatore dell'associazione Agorà - Lavoro, Partecipazione e Libertà. Attualmente collabora anche con "Il Roma" ed è co-fondatore della testata indipendente "Libero Pensiero".
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