Draghi: “Più fiducia, ma troppi disoccupati”

Pubblicato il 23 Settembre 2013 alle 17:06 Autore: Gabriele Maestri
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La fiducia cresce, ma con molta lentezza; la disoccupazione invece è decisamente troppo alta e la ripresa tarda ancora a farsi sentire. E’ questo il contenuto principale del discorso che Mario Draghi ha tenuto oggi presso il Parlamento Europeo.

Dopo la terza vittoria consecutiva di Angela Merkel in Germania, il Presidente della Banca centrale europea non ha nascosto le sue preoccupazioni per una ripresa europea ancora troppo lenta, confermando la sua strategia ormai consolidata: “La politica monetaria resterà accomodante, con tassi di interesse destinati a rimanere sugli attuali livelli o ancora più bassi”.

I tassi dunque potrebbero scendere ancora rispetto allo 0,5% attuale, rimanendo a quel livello finché la situazione lo richieda: ciò, del resto, è possibile perché “nel medio e lungo termine le attese per l’inflazione continuano a stare fermamente ancorate, in linea con la stabilità dei prezzi”, con un tasso di incremento dei prezzi ben inferiore alla soglia del 2% determinata dalla Bce.

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“I dati sulla fiducia – ha spiegato Draghi – sostengono la visione secondo cui l’attività economica della zona euro dovrebbe continuare la sua lenta ripresa nell’attuale trimestre, nonostante la produzione debole a luglio”. Questo è indubbiamente un dato positivo, ma altri sono meno soddisfacenti.

Innanzitutto “La disoccupazione nella zona euro resta troppo elevata e la ripresa dovrà essere ristabilita con fermezza”, ma a destare perplessità nel presidente della Banca centrale europea è anche il credito: la ricapitalizzazione delle banche non ha dato fiato a quel settore, “sono diminuiti i prestiti a privati e imprese e questo riflette lo stato del ciclo economico”. Anche per questo la Bce si è detta pronta a immettere nuova liquidità “se necessario” sul mercato, magari concedendo di nuovo un finanziamento illimitato alle banche come accaduto a dicembre 2011 e febbraio 2012.

Da ultimo, Draghi ha sottolineato il bisogno di riforme strutturali dell’economia e della finanza nei vari stati, perché possa calare la tensione degli operatori finanziari: “Gli spread riflettono ciò che accade nei Paesi e al minimo segno che qualcosa va male i mercati vanno indietro, perciò è importante che i Paesi proseguano le riforme”.

Gabriele Maestri

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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