Quelle previsioni che non si realizzano

Pubblicato il 24 Ottobre 2013 alle 01:30 Autore: Gianni Balduzzi
Quelle previsioni che non si realizzano

In tempi di discussione sulla manovra di stabilità una delle critiche più frequenti all’operato del governo è quello di partire da ipotesi di base che sono troppo ottimistiche e che molto difficilmente si verificheranno, stime sbagliate che produrranno altre manovre di copertura e altre polemiche.
Vediamo allora come sia praticamente una regola la stesura di piani e documenti che contengono previsioni errate.

Nel 2006 Prodi e Padoa Schioppa avevano previsioni abbastanza ottimistiche sul futuro dell’Italia, si trattava di un anno positivo per la congiuntura.
Il DPEF per il 2007-2011, infatti, prevedeva di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2011 con interventi modesti in termini di manovra, come si può vedere nel prospetto seguente del luglio 2006:

prev deficit 2006

Del resto basato su previsioni del PIL di questo tipo:

prev PIL 2006

Se per il 2007 il governo era stato fin troppo prudente sul deficit, che anzi era andato decisamente meglio, a quanto pare il problema risiedeva nelle previsioni per gli anni successivi.

Nel giugno 2008 il governo Berlusconi con il ministro Tremonti varò il DPEF 2009-2013 per gli anni successivie le previsioni erano queste, evidenziate nel quadro programmatico aggiornato:

prev deficit 2008

Da notare l’accento sull’indebitamento netto (deficit) e l’indebitamento netto strutturale, ovvero depurato dalle misure una-tantum di cui i governi Berlusconi hanno fatto ampiamente uso. Verrà poi negli anni successivi, con Monti, in voga il calcolo del deficit strutturale con la depurazione anche degli effetti depressivi della congiuntura, un calcolo più economicamente sensato questo anche se un po’ accademico poiché quello reale è uno solo, ma utile per le considerazioni fatte a livello europeo sul raggiungimento del pareggio appunto strutturale.

Del resto anche qui vi erano ipotesi alla base di crescita come enunciate nella tabella di cui di seguito, dallo stesso DPEF:

prev PIL 2008

Il governo Monti, dopo la manovra realizzata in extremis Salva-Italia del dicembre 2011, realizzò anch’esso il DEF (Documento Economico Finanziario), e lo presentò nell’aprile 2012, con le previsioni per gli anni successivi conseguenti alla manovra appena messa in atto, di questo tipo per quanto riguarda deficit e debito sul PIL:

prev deficit 2012

Come si vede il concetto di dato strutturale è dovuto non solo alla congiuntura, ma anche ai nuovi strumenti come il fondo Salva stati e i prestiti alla Grecia che appesantiscono il debito in modo non imputabile all’andamento della finanza pubblica italiana.

Le ipotesi sotto queste previsioni erano stime di crescita del PIL di questo tipo:

prev PIL 2012

Vediamo nelle seguenti elaborazioni come queste previsioni si siano rivelate errate per gli indicatori più importanti, come crescita del PIL, deficit rispetto al PIl e debito sul PIL:

Crescita PIL:
 

Deficit:

 

 

Debito pubblico:

 

 

Naturalmente i dati su 2013 e 2014 della serie”reale” dell’Italia sono passibili dello stesso destino di non reazzabilità delle previsioni passate.

Da queste tabelle si evince ancora meglio il gap tra previsioni e realtà:

tabella prev PIL (1)

tabella prev debito

tabella prev deficit

È evidente che nè i governi Prodi nè Berlusconi avevano avuto sentore degli sconvolgimenti all’orizzonte di lì a pochi mesi, ovvero la crisi scatenata dal crollo delle banche per i mutui tossici subprime dell’autunno 2008, e della crisi di fiducia sui titoli sovrani periferici dell’Eurozona, tra cui quelli italiani, nell’autunno 2011. Avvenimenti che certo non erano stati adeguatamente previsti neanche da organismi internazionali come FMI o Commissione europea, ma che lasciano trasparire una pochezza di analisi e di visione, e soprattutto di strategia mirata alla crescita, che vada oltre l’aggiustamento dei conti, i quali in ogni caso sono destinati a non tornare se commisurati a una crescita del PIL deludente o negativa.
La mancanza di una volontà politica di scontentare ampi settori dell’opinione pubblica si è risolta con azioni di corto respiro che si sono limitate a non intervenire quando vi era una congiuntura positiva, come con il governo Prodi del 2007 o quello Amato del 2000, o anche in presenza di congiunture negative, a intervenire con una tantum, come con i governi Berlusconi a più riprese.
Il governo Monti, probabilmente come le organizzazioni internazionali riguardo alla Grecia, ha invece probabilmente sottovalutato l’effetto depressivo stesso delle manovre, o meglio, forse non ha voluto essere così pessimista per non dover a sua volta appesantire gli aggiustamenti e preferendo poi spurgare della peggiorata congiuntura il calcolo del deficit strutturale.

Un sintomo di questa fallacia delle previsioni ufficiali è anche nel fatto che dal 2011 non sembrano essere più presenti report della Ragioneria dello Stato che evidenziano assieme alle variazioni di gettito tributario anche gli scostamenti dalle previsioni, da cui nel 2011 avevamo visto uno scostamento di quasi 3,7 miliardo dalle previsioni, differenza scesa in extremis a 942 milioni con la manovra Salva-Italia del dicembre 2011.

Si potrebbero citare poi alcuni casi facilmente esemplificativi, come i gettiti su alcune tassazioni simboliche o una tantum:

– La tassazione, nel 2012, sulle barche superiori ai 10 metri ha portato solo 25 milioni su 155 stimati, ovvero solo il 16,1%

– Sempre nel 2012 il superbollo sulle auto con potenza al di sopra di 185 kw (e non solo 225) che hanno portato solo 60 milioni su 160 previsti, il 37,5%

– Ben più importante è la ricerca che ha fatto la CGIA di Mestre sui condoni dal 1973 e il gettito incassato a fronte delle previsioni dei governi::

 

Tipologia di condono

Anno

% di gettito incassato rispetto alle previsioni

     

Fiscale

1973

15,6

Valutario

1976

4,0

Previdenziale

1980-2003

91,5

Fiscale

1982

113,0

Edilizio

1985

58,0

Fiscale ex forfettari

1989

1,76

Irregolarità formali

1989

23,3

Immobiliare

1989

6,4

Tassa rifiuti

1989

3,3

Fiscale (tombale)

1992

120,6

Concordato

1994

12,4

Edilizio

1994

71,0

Scritture contabili

1995

2,7

Omessi versamenti Iva

1997

81,8

Fiscale (compreso tombale 1997/2002)

2002-2003

73,6

Valutario

2003

11,7

Edilizio ambientale-demaniale

2003-2004

34,5

     

L’esito è impressionante

Come eccezione alla regola si può concludere con esempi di gettito al di sopra del previsto, in realtà, come:

– Lo scudo Fiscale che portato un gettito di 5,6 miliardi nel 2009-2010 contro una previsione di 3,7-4 miliardi
– L’IMU sulla casa del decreto Salva Italia del dicembre 2011 doveva garantire 20 miliardi di gettito ma ne ha portati 23,7.

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L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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