Pdl, Alfano “Prossimo candidato premier centrodestra con primarie aperte”

Pubblicato il 4 Novembre 2013 alle 12:18 Autore: Redazione
alfano dal pdl a forza italiaalfano dal pdl a forza italia

Angelino Alfano vuole che il prossimo candidato premier del centrodestra venga eletto attraverso elezioni primarie il più aperte possibile. Lo ha detto a Bruno Vespa per il libro ‘Sale, zucchero e caffè. L’Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica’ in uscita l’8 novembre da Mondadori- Rai Eri.

Alfano, segretario uscente del Pdl, afferma: “la mia idea non è cambiata rispetto alla fine del 2012 quando lanciammo le primarie (Beatrice Lorenzin era coordinatrice dei miei comitati). Io stesso, poi, le bloccai quando Berlusconi decise di ripresentarsi, e Giorgia Meloni ancora me lo rimprovera. Alle prossime elezioni, il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti. Chi prende più consensi diventa il candidato”.

raffaele fitto risponde ad alfano sul dopo berlusconi

Raffaele Fitto, leader dei cosiddetti ‘lealisti’ o ‘falchi’ risponde in maniera indiretta alle parole del vicepremier Alfano: “Io ragiono sul dopo Berlusconi il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il “dopo”. Ricordiamo che lui ha fatto la campagna elettorale del 2013 dicendo che il candidato a palazzo Chigi sarebbe stato Alfano. Quindi? Quindi sarà ancora una volta lui a decidere che cosa si farà”.

Mentre Cicchitto, vicino alle posizioni di Alfano, sembra voler mediare tra le posizioni interne al Pdl. Il deputato Cicchitto, in una intervista pubblicata dal quotidiano La Stampa, parla di leadership duale con Berlusconi e Alfano. Il Pd sta mettendo in campo leader giovani che sono tra i quaranta e i cinquanta anni. Anche noi dobbiamo combinare insieme continuità e novità. Del resto è stato Berlusconi a dare un ruolo di primo piano ad Alfano nel partito e nel governo. E’ una risposta alla crisi della società e dei partiti, di tutti i partiti, che lascia spazio all’antipolitica o alla disgregazione. Non è vero che dalla fine dei partiti nasca qualcosa di nuovo e di positivo: nasce qualcosa di tragico”

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