Fassina: “L’Italia è ancora sull’orlo del precipizio”. Alfano conferma: via l’Imu

Pubblicato il 6 Novembre 2013 alle 11:48 Autore: Redazione
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Anche volendo, non poteva essere più chiaro Stefano Fassina, il viceministro dell’Economia che si sta occupando più da vicino del passaggio parlamentare della legge di stabilità: “Tanti hanno indicato un deficit di coraggio del governo, aspettiamo ora emendamenti coraggiosi che ci permettano di trovare risorse. Il governo tutto quello che poteva fare l’ha fatto nel disegno di legge. Non ci sono “tesoretti” coperti, da tirare fuori al momento opportuno. Non ci sono 2 miliardi, non ce n’è nemmeno uno”.

Intervistato da Avvenire, Fassina mette in guardia i partiti – a cominciare dal suo e dal segretario Guglielmo Epifani – che continuano a chiedere interventi correttivi consistenti per cambiare il ddl. Il governo italiano, come quello degli altri paesi europei, avrebbe le mani legate sui saldi: “Nessun governo nazionale ha la possibilità oggi di dare uno choc: quelli che hanno chiesto cambiamenti sostanziali devono capire che l’epicentro del conflitto è a Bruxelles, non nelle capitali nazionali“.

Sul piano delle imposte sulla casa, il viceministro riconosce che l’impegno di abolizione dell’Imu per il 2013 – che lui non ha mai condiviso – va comunque rispettato, anche se questo comporta la difficoltà nel trovare le risorse, come annunciato dal ministro Saccomanni. Sul piano delle detrazioni da ripristinare per il nuovo anno, Fassina è possibilista, ma nel caso il tetto massimo dell’imposta dovrà salire: “Il tetto al 2,5 per mille va regolato appunto in base al capitolo detrazioni. Se serve fissarle a livello nazionale, per evitare che qualche Comune possa innalzare troppo la Tasi, siamo assolutamente disponibili. E sono d’accordo che bisogna tener conto anche del numero dei figli”.

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Fassina ammette che dalla riduzione del cuneo fiscale non arriveranno benefici molto palpabili per i contribuenti, ma “questa legge dà 3 miliardi in più a imprese e famiglie. Non era mai successo negli ultimi dieci anni, forse di più”. Si tratterebbe dunque di un passo piccolo, ma da valorizzare perché sarebbe il primo dopo molto tempo. Con la consapevolezza che i veri “nemici”, al momento, non stanno in Italia, ma a Bruxelles.

Alle critiche dell’Ue sul rallentamento nella correzione dei conti, il viceministro risponde imputando all’Europa una mancanza di autocritica “sulle politiche mercantiliste e di austerità che ha raccomandato in questi anni” e che avrebbero prodotto stagnazione, disoccupazione e debiti pubblici alle stelle. E’ convinto che il rapporto deficit/Pil italiano resterà entro il 3%, ma per lui la politica europea deve cambiare. Questione di sopravvivenza: “Senza una svolta radicale verremmo tutti travolti dai populismi e dalle forze anti-euro”.

A cambiare rotta dovrebbe essere innanzitutto la Germania, ma non solo; l’Italia nei prossimi mesi potrebbe giocare un ruolo importante. “Letta sta preparando il semestre di presidenza italiano per arrivare a un salto di qualità nel percorso di unificazione e integrazione politica”. Ammesso, naturalmente, che Letta superi indenne le fibrillazioni interne alla sua maggioranza, che non rendono certo tranquilla la situazione.

Dubbi sulla stabilità del governo, anche a proposito del voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi, Fassina non ne ha (“Il 2 ottobre, con il voto di fiducia a Palazzo Madama, la maggioranza politica si è rafforzata a dispetto dei numeri”) e trova giusto che abbia la priorità la legge di stabilità, per affrontare “le emergenze vere del paese”.

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La vera difficoltà, però, è trovare i soldi per correggere la manovra: un’operazione che si mostra difficile, visto che gli effetti collaterali sono ovunque. A partire dall’imposizione sulle rendite finanziarie: “Portassimo l’aliquota al 22% – spiega – otterremmo circa 600 milioni ma colpiremmo anche i conti bancari. Vorrebbe dire che per colpire i pesci grandi colpiremmo anche i piccoli“. E non è agevole la via delle dismissioni: “I 300 miliardi di patrimonio immobiliare pubblico sono per il 90% utilizzati per funzioni istituzionali: se li vendiamo, poi dobbiamo pagare a qualcuno l’affitto e costerebbe più degli interessi che paghiamo sui titoli del debito”.

L’altro problema, secondo Fassina, si chiama demagogia. Tra alcuni esperti e soprattutto nei partiti, Pd compreso: “Ci sono candidati alla segreteria che non hanno alcuna consapevolezza delle conseguenze che avrebbe oggi una caduta del governo…”. Perché per il viceministro Letta non può cedere sul rispetto dell’equità e sulla vicenda Berlusconi, ma “non si può parlare di elezioni: l’Italia è ancora sull’orlo del precipizio”. Più chiaro di così…

ALFANO: IMU, MANTERREMO IMPEGNI 

Se Fassina promette che sarà mantenuta l’abolizione dell’Imu, interviene in modo ancora più categorico il vicepremier Angelino Alfano. “La seconda rata Imu non si pagherà. E’ un impegno assunto con il Parlamento e con gli italiani ed è un impegno che sarà mantenuto, che dovrà essere mantenuto“. E a sostegno della sua affermazione, cita il titolare del ministero dell’economia: “Anche Saccomanni, pur nella difficoltà della situazione, ha detto che si può eliminare”.

Su una differenza negativa di vedute tra Saccomanni e Alfano insiste però il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta: “Ha ragione Saccomanni, e la seconda rata dell’Imu prima casa del 2013 si dovrà pagare, o hanno ragione Alfano e Fassina, e quindi la seconda rata non si paga? Sarebbe il caso che all’interno del governo si facesse chiarezza e la si smettesse con questo dualismo dilagante. Saccomanni continuando così non fa altro che male a se stesso e al paese: non ha mai soluzioni e paventa difficoltà’ e problemi anche quando non ci sono”.

Gabriele Maestri

L'autore: Redazione

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