Venezuela, la nuova politica del rilancio economico

Pubblicato il 11 Novembre 2013 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito

Negli ultimi mesi, il Presidente del Venezuela Nicolás Maduro è stato solito a fare notizia per alcune proposte considerate dall’opinione pubblica come stravaganti. Stavolta, il tentativo di rilanciare l’economia del proprio Paese potrà essere considerato azzardato, ma non privo di fondamento.

Nel corso della scorsa settimana, egli ha annunciato di adottare la dottrina economica che il suo omologo Robert Mugabe in Zimbabwe ha sviluppato per ridurre l’inflazione nel 2007, procedendo alla chiusura di stabilimenti commerciali i cui proprietari avevano aumentato i prezzi.

Nel frattempo, la BCV (Banco Central de Venezuela) ha riferito che il tasso d’inflazione del Paese è incrementato, fissandosi al 54%. Maduro ha poi annunciato l’occupazione dei cinque punti vendita della catena di elettrodomestici Daka, in cui sarebbero stati rilevati aumenti di prezzo “ingiustificati”: dopo la loro confisca, sono stati subito rimessi in vendita a un prezzo fissato dalle autorità governative.

prezzi

Il Presidente venezuelano ha esteso l’operazione di “vendite supervisionate” ad altri piccoli rivenditori di elettrodomestici, annunciando che i commercianti che “speculano” rischiano pene fino a trenta anni di carcere. La libertà economica venezuelana è a rischio? Di certo, la mossa di Maduro segna l’inizio di una nuova fase della Revolución Bolivariana: il governo intende frenare l’inflazione e, tramite il controllo dei prezzi, potrebbe anche riconquistare il sostegno che ha perso recentemente.

Secondo gli analisti, le misure potrebbero sostenere i candidati del governo nelle prossime elezioni comunali, che si svolgeranno l’8 dicembre, ma si corre comunque il rischio di infliggere maggiori danni all’economia del Venezuela, scoraggiando in particolare gli investimenti.

Secondo alcuni economisti, l’unico modo per stabilizzare l’economia venezuelana è sollevare i controlli di capitale e svalutare il bolívar. Maduro si rifiuta di intraprendere questa politica, e afferma che se non fosse per la “guerra economica” in atto sferrata dai suoi avversari l’inflazione del Paese sarebbe stata tra il 16 e il 18%.