Sconfitta di Renzi sul caso Cancellieri?

Pubblicato il 21 Novembre 2013 alle 11:13 Autore: Gabriele Maestri
Renzi sconfitto sul caso Cancellieri

Sconfitta di Renzi sul caso Cancellieri?

A meno di ventiquattr’ore dalla votazione della Camera che ha respinto la mozione di sfiducia del MoVimento 5 Stelle contro la ministra della giustizia Annamaria Cancellieri, la questione sembra tutt’altro che chiusa. E non solo perché i giornali si preoccupano di farci avere nuove indiscrezioni sul caso (che la Cancellieri prontamente respinge), ma perché a essere nemmeno troppo silenziosamente dilaniato è il Partito democratico, che ieri ha votato contro la sfiducia (non avrebbe potuto fare diversamente), ma con un peso enorme addosso.

Renzi sconfitto sul caso Cancellieri

Non è mancato chi, da più parti, ha parlato di una “sconfitta” di Matteo Renzi, che da tempo chiedeva con forza che fosse la ministra a dimettersi (spontaneamente o su invito di Enrico Letta), nonché di Pippo Civati, che era pronto a presentare una mozione di sfiducia democratica per togliere il Pd dall’imbarazzo di votare un documento presentato dall’opposizione. Morale, per qualcuno tra Renzi e la Cancellieri, Letta avrebbe scelto espressamente la seconda.

Di un Renzi distruttivo e destabilizzante per la maggioranza ha parlato stamane il ministro della difesa Mario MauroOmnibus: “Renzi sta scavando una voragine sotto il Governo e questa voragine sarà pronta per il 9 dicembre. Ieri la maggioranza che sostiene il Governo con numeri inequivocabili si è espressa sulla questione della Cancellieri, perché tutti in questo Governo arrivano a capire di cosa c’è bisogno in questo momento per il paese”. Per il ministro le spiegazioni date dalla Cancellieri “sono state più che sufficienti per il voto che c’è stato” e mette in guardia: “Questo governo può essere l’ultimo treno della politica al di là del quale c’è solo lo scoramento e la tentazione di dire ‘molliamo tutto'”.

mauro Renzi sconfitto sul caso Cancellieri

Non è questa la lettura offerta da Renzi: “Il presidente del consiglio ci ha detto di considerare la fiducia alla Cancellieri come la fiducia a lui, votare la sfiducia avrebbe voluto dire mandare a casa il governo – ha spiegato a UnoMattina -. Credo che la Cancellieri abbia profondamente sbagliato e che avrebbe fatto bene e dimettersi ma non si manda a casa un governo intero se il presidente del consiglio mette nel piatto la sua fiche“.

Il suo è un “obbedisco”, che non rinuncia però alle critiche: al Pd del presente (“Cancellieri ha fatto la sintesi perfetta dicendo: il vecchio Pd mi avrebbe difesa e il Pd alla fine l’ha salvata. Il nuovo Pd credo che non difenderà più casi di questo genere“) e alla ministra: “Nel momento in cui il ministro rimane in carica la speranza è che faccia le cose che deve fare. Mi auguro che la Cancellieri, che è una persona seria che ha sbagliato, abbia conservato il prestigio e l’autorevolezza per affrontare le cose che interessano agli italiani, ma intanto ha scritto una brutta pagina, in cui si è data l’idea che la legge non è uguale per tutti”.

Renzi sconfitto sul caso Cancellieri

Con il voto di ieri, peraltro, non si chiude la discussione all’interno del partito. ”Matteo Renzi ha interpretato un malessere diffuso, l’imbarazzo di molti, tuttavia il caso Cancellieri è chiuso. A meno che non ci siano nuove rivelazioni giudiziarie” dichiara il ministro (vicino a Renzi) Graziano Delrio a Repubblica. Per lui la priorità è difendere il governo e non ha dubbi che la solerzia della Cancellieri sia emersa anche in altri casi drammatici, ma comprende “la valutazione sull’opportunità politica di un passo indietro, anche in assenza di accuse e implicazioni giudiziarie” chiesta da Renzi e da altri.

Parla nettamente delle mancate dimissioni come “un grande errore politico” il senatore Nicola LatorrePer lui è stato sbagliato paventare la crisi di governo in caso di sfiducia (“Per molto meno un ministro come Josefa Idem ha rassegnato le dimissioni e non mi pare abbia provocato una crisi”) e governo e maggioranza sono in maggiore difficoltà:  “Non mi pare che il governo Letta sia più forte o più debole, penso però che il rapporto del Governo con l’opinione pubblica sia molto più complicato”.

LE NUOVE INDISCREZIONI SUL CASO – Nel frattempo, a tenere banco sono le nuove rivelazioni sul caso Fonsai, in particolare il contenuto dell’interrogatorio di Salvatore Ligresti depositato agli atti ieri e finito a disposizione dei media poco dopo la bocciatura della mozione di sfiducia. E’ lo stesso Ligresti a dire, testualmente: “Mi feci latore” presso Silvio Berlusconi “del desiderio dell’allora Prefetto Cancellieri che era in scadenza a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione“.

La ministra Cancellieri ha bollato come “falsa e destituita di ogni fondamento” questa ricostruzione, in base alla quale effettivamente la Cancellieri, ex commissario prefettizio a Parma, non sarebbe stata trasferita dalla città emiliana proprio grazie all’intervento di Ligresti: lui ha precisato che la Cancellieri “è persona che conosco da moltissimi anni e ciò spiega che mi si sia rivolta e io abbia trasmesso la sua esigenza al Presidente Berlusconi”.

M5S VOTO DI SFIDUCIA ANCHE AL SENATO – M5S chiede di votare la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri, anche al Senato. Per questo chiederà domani mattina in capigruppo di calendarizzare il voto già per il 28 novembre. Lo conferma la capogruppo 5 stelle, Paola Taverna. “Il 27 si voterà per la decadenza di Berlusconi – spiega Taverna all’Agi – il 28 andrebbe già bene per votare la mozione di sfiducia alla Cancellieri. Dobbiamo liberarci di queste persone – aggiunge – perché abbiamo questioni ben più importanti da affrontare in Parlamento”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →