Momo e il paradosso dell’insalata in busta

Pubblicato il 16 Novembre 2011 alle 13:00 Autore: Matteo Patané
momo

Né il tempo così risparmiato viene messo a frutto in altre maniere. Come tratteggia magistralmente Ende nel romanzo, la vita delle persone della città diventa progressivamente sempre più vuota e frenetica, in un’ossessione senza fine di risparmio di un tempo che poi in realtà non verrà mai utilizzato.

La critica alla società portata avanti dall’autore è evidente, appena mascherata dai temi adolescenziali del romanzo. Attraverso un simbolismo di facile comprensione, Ende prende di petto i temi del consumismo e della frenesia – sarebbe improprio usare il termine alienazione, per quanto concettualmente si parli proprio di questo – propri dello stile di vita occidentale, e della conseguente perdita di vista della felicità dell’individuo. Felicità che, per Ende, si ritrova nel gusto e nel piacere del coltivare il rapporto con gli altri e nella gioia di eseguire il proprio lavoro. Come in DIE UNENDLICHE GESCHICHTE, Ende esalta il potere salvifico della fantasia e dell’immaginazione: non è un caso che Momo, bambina dalle misteriose origini, esterna alla città quanto i Signori Grigi a esaltare il suo ruolo simbolico, si sia rifugiata in un anfiteatro, simbolo di arte e cultura, ma anche di intrattenimento. E non è un caso che le virtù di Momo – che funzionano anche sui Signori Grigi – siano l’ascolto, la comprensione, l’immedesimazione e una buona dose di fantasia.

Si può ben dire che le tematiche di MOMO siano oggi più attuali che mai, e pervadano ogni livello del vivere comune.
Dalle alte costruzioni filosofiche che descrivono la società contemporanea ai piccoli episodi quotidiani il tempo, forse una delle poche frontiere del potere di controllo dell’uomo, è al tempo stesso oggetto del desiderio e nemico da combattere.
Il progresso tecnologico ci permette di svolgere ogni attività in un tempo minore rispetto al passato, eppure le ore di lavoro settimanali di un impiegato del XXI secolo superano quelle di un cacciatore/raccoglitore dell’epoca preistorica. Proprio questa discrasia tra le offerte della tecnologia ed i vantaggi che l’uomo poi ne riceve effettivamente costituisce la forza della visione di Ende: la continua evoluzione del nostro stile di vita non ci ha condotti in alcun modo ad un miglioramento – in termini esistenziali – della qualità della nostra vita e del nostro tasso di felicità.
E ci ritroviamo quindi in continua balia dei nostri personali Signori Grigi, sotto forma di continui modi per risparmiare tempo, modi che sfiorano quasi il grottesco ma che possono consentirci di far scattare nelle nostre teste un doveroso campanello di allarme.

Preparare un’insalata è un’operazione che richiede pochi minuti: lavare le foglie di insalata, tagliarle, condirle. Molto semplice, molto rapido. Eppure stanno avendo grande successo, in Italia e non solo, le confezioni di insalata già tagliata e spesso anche prelavata; semplici buste in cui le foglie di insalata sono state affettate e lavate prima di essere chiuse sotto vuoto. Esclusi ovviamente casi di necessità sporadici che possono condurre all’acquisto di un simile prodotto, e restringendo quindi il ragionamento ai casi in cui è la semplice comodità dell’utilizzo a guidare nella compera, una semplice analisi monetaria e qualitativa potrebbe portare facilmente a evidenziare l’assurdità di questa tipologia di prodotti.
Il risparmio realmente offerto, in termini di tempo, si aggira ragionevolmente attorno ai cinque minuti, trecento secondi. Un risparmio di tempo tutto sommato esiguo: un dodicesimo di ora, un duecentoottantesimo di giorno. Eppure un risparmio temporale pagato caro e salato: il costo di una busta di insalata pretagliata e prelavata si aggira intorno agli 11 €/kg, laddove l’insalata a ciuffi costa poco più di 1 €/kg. Paghiamo quindi senza battere ciglio circa 10 € un risparmio di cinque minuti, ovvero 120 € l’ora, che poi è una tariffa paragonabile al costo di una visita specialistica!
L’esempio, sebbene eclatante, è soltanto uno e forse non il più paradossale delle moderne logiche del mercato, in cui la creazione di nuovi bisogni procede di pari passo con la soluzione per affrontarli allo scopo di creare artificiosamente tassi alti di domanda sul mercato.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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