Renzi: “Legge elettorale in soli sette giorni” Fassina si dimette “Non più in sintonia con linea Pd”

Pubblicato il 4 Gennaio 2014 alle 11:49 Autore: Redazione

Primo esperimento “ufficiale” del nuovo Pd targato Renzi: la segreteria del Partito democratico – la prima del nuovo corso – si riunisce in trasferta, lasciando il Nazareno di Roma per Palazzo Ruspoli di Firenze, lo stesso edificio che ha ospitato il comitato elettorale di Matteo Renzi, la segreteria del Pd. In agenda, a quanto si capisce, le riforme (compresa quella elettorale) e il lavoro.

Matteo Renzi è arrivato alle 10.45, mentre erano già lì gli altri membri della segreteria, da Stefano Bonaccini a Francesco Nicodemo a Debora Serracchiani. Alle 11 è iniziata la riunione, che dovrebbe durare alcune ore. Sarà proprio la Serracchiani a divulgare i contenuti della segreteria, in una conferenza stampa prevista per le ore 16.30.

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FASSINA: “PRONTO A RIMETTERE IL MIO INCARICO” – Nel frattempo, interviene su Repubblica il viceministro dell’economia Stefano Fassina, che non si sottrae a domande sul “nuovo corso” del partito (non proprio in linea con lui) e sul suo futuro immediato: “È doveroso che la nuova segreteria guidata da Renzi segni l’agenda di governo. E siccome le idee camminano sulle gambe di uomini e donne, il nuovo programma va di pari passo con una nuova squadra a Palazzo Chigi”. Unica condizione posta da Fassina, discutere le proposte prima nel partito per poi portarle al governo, e non l’inverso: “Se no passiamo dalle riunioni che con Bersani erano sedute di autocoscienza, a quelle che diventano un rito autocelebrativo”.

Non dà per scontata la sua permanenza nella squadra di governo Fassina: “Sono prontissimo a mettere il mio mandato nelle mani di Letta e del segretario del Pd, c’è una valutazione politica che lo impone: la squadra nel governo Letta è la fotografia di un Pd archiviato dal congresso. Ora il partito nato dalle primarie è un’altra cosa, c’è un altro leader che legittimamente punta a una discontinuità con quel gruppo di ministri e con quel programma”.

Non ci sta però il viceministro a vedere  minimizzata l’azione dell’esecutivo, anche all’interno dello stesso Pd: si sarebbero enfatizzati “aspetti marginali e ignorando invece molti buoni provvedimenti. Da un partito che esprime il presidente del Consiglio, qualche riconoscimento in questo senso me lo sarei aspettato, e meno critiche distruttive“. Prima indiziata della frecciata è l’area renziana, ma non solo: “Pure autorevoli ministri, anziché rivendicare queste buone misure fanno finta di raccogliere stimoli positivi da quelle che in realtà sono soltanto bordate polemiche. Ecco perché serve un chiarimento, nella prossima riunione della direzione del Pd, sul rapporto fra il governo e il partito uscito dalle primarie”. 

FASSINA RASSEGNA LE DIMISSIONI – Il viceministro dell’Economia Stefano Fassina ha presentato al premier Enrico Letta le proprie “dimissioni irrevocabili”, secondo quanto ha riferito all’Ansa.”Le parole del segretario Renzi su di me confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del Pd al governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c’è nulla di personale. questione politica. un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione”. Le dimissioni erano state ventilate dallo stesso Fassina nella giornata di oggi.

SERRACCHIANI: “UNIONI CIVILI, TRATTIAMO CON TUTTI”- Nel corso della segreteria è intervenuta Debora Serracchiani, Presidente del Friuli Venezia Giulia, che ha ribadito la volontà del Pd di andare avanti sul tema delle unioni civili. “Noi non vogliamo solo le unioni civili ma un Paese civile. Facciamo una trattativa con chi ci sta perché siamo un Paese che ha bisogno di risposte”. La Serracchiani interviene anche sulle altre questioni spinose, legge elettorale e lavoro. Per quanto riguarda la legge elettorale sottolinea la necessità di una “riforma che dia governabilità e nuova credibilità all’Italia». «Abbiamo fatto proposte chiare – continua – ora sta agli altri dire se sono d’accordo o no. Noi siamo pronti alla trattativa fino in fondo». «Nessuno qui sta lavorando alla crisi di governo – ha aggiunto. C’è una segreteria che lavora per dare un’agenda forte a questo governo affinché faccia le cose».   E sul lavoro ha detto che la segreteria sta abbozzando «un documento sul Job Act che sarà pronto per la Direzione» prevista per il 16.

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RENZI: “LEGGE ELETTORALE E’ PUNTO CENTRALE – Al termine della segreteria del Pd si è tenuta una conferenza stampa nella quale il segretario Matteo Renzi ha ribadito l’agenda delle riforme del Pd. “In primo luogo c’è la legge elettorale e in tre giorni abbiamo fatto più passi in avanti che negli ultimi tre anni. Va approvata entro la fine di gennaio. Io non sono interessato ad una trattativa ed è per questo che ho indicato tre modelli chiari. Attendiamo di capire cosa vogliono le altre forze politiche, a cominciare dalla discussione che si è aperta dentro il Movimento 5 Stelle. C’è poi anche il Nuovo centrodestra, che si è detto favorevole al sistema dei sindaci”.

Poi una stoccata ad Alfano sulle unioni civili: “Non è corretto contestare il provvedimento sulle unioni civili tirando in ballo la famiglia. I governi di centrodestra sostenuti da Alfano e Giovanardi per la famiglia non hanno fatto niente, anzi hanno azzerato il fondo perle famiglie”. “La proposta del Pd è quella della civili partnership sul modello tedesco. Un modello, dunque, che non prevede le adozioni”.

“L’equilibrio del governo lo si trova andando avanti, non restando fermi. La ripresa, che è in corso in tutto il mondo (gli Usa sono tornati a crescere del 4%), deve farci andare avanti. Nei prossimi giorni vorremmo che il governo corresse”. “Nessuno – sottolinea Renzi -vuole mettere in difficoltà il governo. Il Pd si occupa di risolvere i problemi degli italiani e aiuterà il governo”.

Una battuta arriva anche sulla politica economica europea e sul vincolo del 3% del rapporto tra deficit e Pil: “Il vincolo del 3% è fondamentale perchè alimenta il rigore e la correttezza dei conti. Ove però ci fosse un grande investimento del paese, si potrebbe percorrere la strada di affrontare e discutere il tetto del 3%, che comunque risale a vent’anni fa. La Germania, durante il governo Schroeder, ha chiesto e ottenuto di non rispettare il vincolo perchè ha fatto le riforme”.

Arriva anche attacco a Giovanardi e Formigoni: “Non abbiamo rottamato i nostri leader per andare a prendere ordini dai leader degli altri, che sono in politica da una vita. Formigoni e Giovanardi sono in politica da 30 anni, dai tempi della Prima Repubblica”. Battuta finale sul lavoro e Job Act Renzi promette un “documento pronto a breve, dovrebbe arrivare entro il 16 gennaio”.

Gabriele Maestri

L'autore: Redazione

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