Mastrapasqua e gli “eterni”

Pubblicato il 2 Febbraio 2014 alle 15:00 Autore: Dario Cafiero

Mastrapasqua e gli “eterni” 

Molti dei personaggi ‘eterni’ della politica che incontrano l’economia (e viceversa) non li conosciamo. Sono profili dotati di grande potere ma che – proprio per poter fare ciò – lo esercitano nel modo più silenzioso possibile. Lo stesso caso Mastrapasqua è arrivato agli onori delle cronache solo alla ‘nona poltrona’, quella dell’INPS, e comunque solo dopo la fuoriuscita (pilotata o meno, ancora non si sa) di alcune informazioni. Come dire: se si fosse mantenuto buono nel suo angolino, le poltrone sarebbero rimaste 25 per chissà quanto altro tempo ancora.

Ma di questi personaggi ne è piena la costellazione di amministrazioni locali e nazionali, ed anche il microcosmo delle partecipate (a qualsiasi livello). Si tratta di personaggi che sono come rinchiusi in un eterno viaggio in mare, dove però si sopravvive passando da una scialuppa all’altra. Quando il mare si alza, infatti, questi “highlander” si buttano con il salvagente dalla scialuppa dove si trovano, fanno un paio di bracciate per poi arrivare sulla nuova barca o, quando si aumenta di livello, nave.

Quello degli “eterni” è un profilo che abbraccia molti politici “di professione” più o meno tutti i livelli. L’eterno per antonomasia, nell’immaginario italiano, è sicuramente quello di Giulio Andreotti, che però riuscì a mantenere questo status nel modo forse più evidente, cioè quello dei voti di preferenza: nel momento di massimo splendore, il bacino elettorale diretto del “Divo” raggiunse le 330mila preferenze, sparse tra la natìa Ciocaria e la Sicilia del fido Salvo Lima, ma questa è un’altra storia…

Un personaggio che ben si inserisce in questa categoria è certamente Romano Prodi. Di formazione democristiana appartenente all’ala “popolare”, si forma accademicamente sotto l’egida di Beniamino Andreatta, che lo porterà – appena 39enne (“appena” perchè correva l’anno 1978) – a fare il ministro dell’Industria nel governo del “compromesso storico”. Dopo il ritorno all’IRI e le sfortunate esperienze alla guida dell’alleanza del centrosinistra (dal 1995 al 2008), la quasi chiamata al Quirinale. Ma i 101 tradiscono, e tutto salta.

Ma il fisique du role dell’eterno cambia, ed il caso Mastrapasqua ne è la controprova. La “legittimazione” popolare è sempre meno ricercata, a vantaggio di posizioni di controllo in fondazioni bancarie, mega-enti pubblici o para-pubblici o che lo sono stati. Meglio cioè  controllare senza apparire. Ed il fenomeno si ripete anche nel nuovo, nelle nuove correnti, ai nuovi leader che alle loro spalle vantano personaggi spregiudicati, pronti per ogni stagione, che in un sistema praticamente feudale (re-vassallo-valvassore-valvassino) sanno bene che in fondo la politica è solo una questione di “mode”: basta aprire l’armadio per indossare la casacca– e la faccia – giusta.




L'autore: Dario Cafiero

Laureato in Comunicazione politica all'Università di Firenze con una tesi sul linguaggio politico di Mario Monti prima delle elezioni politiche del 2013. Collabora con l'Unità e al Corriere Nazionale, ed alla campagna elettorale regionale 2010 per il candidato di centrosinistra. Dal 2011 all'ufficio stampa della giunta provinciale di Firenze. Appasionato di politica e giornalismo, ultimamente scopre (dal divano) il fantastico mondo del basket
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