Fassina “Dl Lavoro rischia di far sparire il lavoro a tempo indeterminato”

Pubblicato il 28 Marzo 2014 alle 13:36 Autore: Daniele Errera

Che l’ex vice Ministro dell’Economia Stefano Fassina non fosse l’estremo difensore del Governo Renzi, era noto. Fu proprio a causa di una ‘battuta’ da parte del segretario del Partito Democratico che il vice di Saccomanni decise di lasciare viale XX Settembre, mosso da uno spirito di responsabilità in funzione di quella che riteneva essere la sfiducia del nuovo leader del suo partito. Adesso, da semplice deputato, annuncia ‘guerra’ ad Decreto Lavoro firmato Renzi-Poletti. Il rischio per l’ex membro della segreteria Bersani è che il “lavoro a tempo indeterminato sparisca”.

La ricetta di Fassina è la seguente e la spiega al quotidiano La Repubblica: “bisogna fare delle scelte per ridurre la precarietà e stabilizzare i redditi. Il contratto a tempo determinato deve restare un’eccezione, non la regola – tuona l’ex vice Ministro. E’ certo che un incontro risolutore col Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali sia d’obbligo –. Lì cercheremo di gestire le modifiche in via cooperativa, ma se il sistema non dovesse funzionare la decisione passerà al Parlamento”.

Renzi Fassina

Il Dl Lavoro è da rivedere. Prima cosa fra tutte è la durata contrattuale: “quello a termine e il numero di proroghe ammesse. Per quanto mi riguarda i contratti a termine non potranno durare più di due anni, non tre come ora previsto, e le proroghe ammesse dovranno essere tre, non otto”, sostiene Fassina. Ancora: deve essere “reintrodotto un tetto di stabilizzazione per le imprese che vogliono assumere nuovi apprendisti e va ripristinato l’obbligo di formazione. La competitività non si conquista impoverendo i lavoratori sotto il profilo dei redditi e della preparazione culturale”. Insomma il classico braccio di ferro su come rilanciare il lavoro, misura da prendere al fine di far ripartire la crescita per ogni formazione partitica ed extraparlamentare che anima il sistema politico italiano: per Fassina “non è sulla flessibilità che dobbiamo incidere. Il contratto a tempo determinato non creerà nemmeno un posto se le aziende non avranno lavoro da offrire. L’unico effetto che potrà produrre, semmai, sarà quello di ammazzare nella culla il contratto d’inserimento a tutele progressive, – in quanto – le imprese non avranno nessuna convenienza ad applicarlo e il tempo indeterminato sparirà”. Si prefigura, quindi, un nuovo scontro, primaverile (stavolta non autunnale) sul lavoro. E la fronda interna al Partito Democratico in funzione anti-dl Poletti si fa sempre più composita attraverso le new entry di Damiano, Epifani, Orfini ed ora anche di Fassina.

Daniele Errera

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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