Isis e Foley: le critiche a Obama sulla politica estera

Pubblicato il 4 Novembre 2014 alle 08:26 Autore: Antonio Scafati

Gli Stati Uniti sono pronti a recarsi alle urne per le elezioni di metà mandato. Si vota oggi per rinnovare la Camera, parte del Senato ed eleggere diversi governatori ma l’appuntamento assomiglia a un referendum sul presidente Obama. Molti seggi saranno assegnati alla fine di un testa a testa e i Repubblicani hanno la chance di mantenere la maggioranza alla Camera e conquistarla al Senato.

Obama si appresta a incassare la sconfitta e le rivelazioni giornalistiche delle ultime ore di sicuro non gioveranno alla sua causa. La prima è firmata dal Washington Post, secondo il quale molto siriani addestrati e armati dagli Usa oggi combattono fianco a fianco con i jihadisti. La seconda è di FoxNews che sostiene come la Casa Bianca fosse a conoscenza sin da maggio sul luogo dove James Foley era tenuto prigioniero.

La gestione della crisi irachena e la risposta da dare all’avanzata dell’Isis sono state spine nel fianco per Obama. Il presidente ad agosto ha dato il via libera ai bombardamenti in Iraq, a settembre ha allargato il campo alla Siria, ma la risposta alla minaccia rappresentata dallo Stato Islamico non ha convinto del tutto gli americani che da mesi giudicano negativamente la gestione della politica estera da parte del loro presidente.

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Photo by  DVIDSHUBCC BY 2.0

Le notizie pubblicate dal Washington Post confermano che alcuni punti nella strategia di Obama non stanno dando i risultati che l’amministrazione sperava: i jihadisti siriani del Fronte al Nusra (vicino ad al Qaeda) hanno recentemente colpito duramente i ribelli moderati armati e addestrati dagli Stati Uniti che combattono contro il regime di Assad: molti di questi uomini sono passati tra le fila del Fronte al Nusra, armamenti e munizioni sono finiti nelle mani dei jihadisti.

Ancor più dura è l’accusa lanciata da FoxNews: già a maggio la Casa Bianca sarebbe stata informata con precisione sul luogo dove erano detenuti il giornalista americano James Foley e altri ostaggi. “Abbiamo avuto molte informazioni utili e specifiche su dove erano tenuti in ostaggio” ha sostenuto una fonte anonima citata da FoxNews.

L’operazione militare per salvare i prigionieri fu ordinata solo in estate, cinque settimane dopo. E fallì. James Foley fu decapitato ad agosto. Secondo FoxNews l’amministrazione Obama volle lasciare l’intelligence a lavorare ancora sul caso, anziché dare luce verde all’operazione. Obama ha sempre sostenuto di aver dato il via libera non appena giunsero informazioni certe.

Al fianco dell’economia, dell’immigrazione, di una leadership che ha perso smalto, Obama paga le sue scelte sullo scacchiere mondiale. In un lungo articolo dedicato agli errori di Obama, il Washington Post cita proprio le crisi internazionali. Quella in Siria, in particolare, “ha mostrato la grande debolezza di Obama in politica estera: la sua determinazione a volersi impegnare nel mondo nel modo opposto a quello del suo predecessore Bush, a ogni costo”. Obama ha fatto del disimpegno dal Medio Oriente un caposaldo della sua politica ma in Medio Oriente ci è dovuto tornare sull’onda delle decapitazioni dei giornalisti americani e della minaccia dell’Isis. Ma il modo in cui l’ha fatto non convince pienamente gli americani.

Immagine in evidenza: photo by The US ArmyCC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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