Berlusconi e il golpe 2011, le carte inedite

Pubblicato il 10 Novembre 2014 alle 14:01 Autore: Emanuele Vena
berlusconi

Esce domani il libro “Un golpe chiamato Rating“, libro curato da Alessandro Sallusti e con prefazione dell’ex ministro Renato Brunetta che parla del disegno politico che ci sarebbe stato dietro alle dimissioni nel 2011 di Silvio Berlusconi dalla carica di Presidente del Consiglio. E’ proprio Renato Brunetta, intervistato dal Giornale, a parlare del libro e della vicenda.

Berlusconi e il golpe, tra pm di Trani e agenzie di rating

L’attuale capogruppo parla anche del lavoro dei pm di Trani in proposito: “La requisitoria, finora inedita, è impressionante. Non c’è un teorema, non ci sono tesi ideologiche, ma fatti a cui è stata applicata un’analisi rigorosa. Secondo il gup che ha disposto il processo per gli imputati c’è l’evidenza della manipolazione del mercato”.

Brunetta si scaglia senza mezzi termini contro le agenzie di rating, le quali “determinano con i loro giudizi sulla solvibilità degli Stati spostamenti immensi di masse monetarie. L’economia di un Paese può crollare o respirare a seconda che S&P o Moody’s gli assegnino un più o un meno sulla loro pagella”. E aggiunge: “Chi leggerà il libro imparerà che le agenzie di rating non sono angeli con la tromba che avvisano il popolo dei pericoli. Sono società che hanno azionisti con interessi formidabili nella finanza. E fanno gli interessi dei proprietari”.

Berlusconi e il golpe, i “killer” dell’ex Cav

Brunetta riprende il libro di Timothy Geithner e traccia l’identikit dei “killer” dell’ex Cav: “Non si tratta di funzionari. L’identikit mi pare chiaro. Un ministro. Francese. Tedesco. O un commissario Ue. Però qualcuno dovrebbe chiederglielo (a Geithner, ndr). È inimmaginabile che la proposta sia arrivata alla Casa Bianca da membri del governo di un piccolo Paese”.

L’attuale capogruppo forzista alla Camera ripercorre le vicende del 2011: “È una storia di soldi e potere. Fra Italia ed Europa nell’arco di pochi mesi. Giugno 2011. La grande crisi arriva in Italia, e comincia a preoccupare anche il Nord Europa. E le banche tedesche sotto pressione si difendono, vendono a precipizio i titoli italiani. La Deutsche Bank riduce la propria esposizione in titoli di Stato italiani dell’88 per cento. Passando da 8 miliardi a 1 miliardo”. Per Brunetta il messaggio era chiaro: “Non fidatevi del sistema Italia. E tutti gli investitori internazionali finiscono per ragionare di conseguenza”.

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Economia in crisi? “Falso”

Secondo Brunetta l’economia italiana non era affatto in crisi: “I fondamentali dell’era Berlusconi sono gli stessi del periodo precedente. In quel 2011 non è cambiato nulla. Non c’è motivo che si scateni la tempesta. Nemmeno le divergenze tra Berlusconi e il suo ministro dell’Economia”. La colpa è di altri: “Alcune banche tedesche e altri soggetti del mondo finanziario internazionale, venti-trenta al massimo, scommettono sulla perdita di credibilità dell’Italia”.

Dalla speculazione a Berlusconi il passo è breve: “Dai fondamentali dell’economia si passa direttamente al Cavaliere. La colpa è sua. È lui la causa dell’innalzamento dello spread. Si sparge la voce, incredibile, che sia lui, il suo governo, il responsabile del disastro in corso“. Un assalto a cui avrebbe partecipato anche la UE: “In quel 2011 il Cavaliere è un outsider di successo. Ha una sua politica estera autonoma, non è irreggimentato, non è inquadrabile. Coltiva una relazione speciale con Putin, sul Nordafrica e sulla Libia ha una visione diversa, quasi alternativa, rispetto a Sarkozy. È l’unico in grado di resistere a lady Merkel».

Berlusconi e il golpe, l’occultamento della sinistra

Per Brunetta il “grande imbroglio” è quindi figlio di un’alleanza tra Merkel, Sarkozy e la sinistra italiana, che “lavorano contro” Berlusconi e interagiscono con le banche. In particolare una sinistra che, ancora oggi, vuole occultare tutto: “La loro propaganda ha bisogno, per sostenersi, della damnatio memoriae di Berlusconi e del suo governo. Rivelare che non era così, che sono stati abbattuti perché difendevano l’Italia, non fa il loro gioco. Hanno paura che sollevando il coperchio delle cose oscure salti fuori il diavolo e li accusi. O forse sono grati agli autori coscienti e incoscienti di quel golpe del 2011. E per riconoscenza vogliono occultare tutto. In fondo costoro hanno creato la comoda strada extrademocratica su cui è arrivato a cavallo Renzi con i suoi fiorentini”.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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