Lo spartiacque di Podemos: vince Pablo Iglesias, che ora chiama all’unità

Pubblicato il 13 Febbraio 2017 alle 00:00 Autore: Alessandro Faggiano
podemos vistalegre

Lo spartiacque di Podemos e della sinistra europea: Vistalegre II. Ultimo duello Iglesias – Errejón

Tra l’11 e il 12 febbraio si celebra l’assemblea nazionale del partito che ha cambiato la sinistra europea: Podemos. Il partito, attualmente guidato da Pablo Iglesias (segretario generale), si trova nella sua fase maggiormente critica. La sfida a distanza tra Iglesias e il suo numero due, Íñigo Errejón (segretario politico del partito) giunge finalmente al suo epilogo con la celebrazione della seconda assemblea nazionale, nel palacio de deporte di Vistalegre (Madrid). 

Assemblea spartiacque di Podemos: vince Pablo Iglesias

Come previsto, la lunga lotta a distanza tra Pablo Iglesias e il suo numero due, Íñigo Errejón, è stata vinta dal segretario generale. Iglesias porta a casa oltre il 50% dei voti per ogni documento (politico, organizzativo ed etico, uguaglianza e femminismo), contro il 33-35% delle liste di Errejón. Gli anticapitalisti conquistano due seggi nel Consejo Ciudadano (il congresso ristretto di Podemos); il bando di Iglesias ottiene la maggioranza assoluta. Lo stesso segretario generale è stato riconfermato come tale dall’89% dei votanti. L’unico avversario, Miguel Yagüe (deputato andaluso) non godeva della stessa notorietà e capacità mediatica. Si segnala un dato di vanto: su 400.000 iscritti, registrati sulla piattaforma di Podemos, hanno partecipato ben 155.000 persone – nonostante un sistema di votazione laborioso e, in alcuni tratti, farraginoso -. Una partecipazione da record che dimostra l’importanza della posta in palio nello spartiacque di Vistalegre (Madrid).

Nel discorso di celebrazione per la ri-elezione, Pablo Iglesias promette unidad y humildad – unità e umiltà – rispettando la volontà dell’elettorato podemita. Nella pratica, la linea politica di Podemos si riafferma con maggior vigore. Il tentativo di apertura verso il centro di Errejón, fallisce. Tuttavia, Iglesias non potrà fare a meno del suo segretario politico (nonostante ci si aspetti che, dopo lo scontro decisivo, il giovane Errejón si defilerà, per assumere un ruolo più marginale). La linea moderata ha convinto il 35% dei votanti: una percentuale non di poco conto. L’ipotesi più probabile è che lo stesso Iglesias concederà – nella pratica politica – una maggiore apertura verso il PSOE, pur mantenendo un discorso duro e anti-casta.

Podemos, assemblea di Vistalegre: l’intervento dei tre leader

La prima mattina dell’assemblea di Vistalegre si apre con gli interventi dei rappresentanti delle tre principali correnti. Il primo a parlare è Pablo Iglesias, segretario generale e leader della lista Podemos para todas. Discorso duro che, indirettamente, attacca le posizioni di Íñigo Errejón e di Miguel Urbán. Parte in più di una occasione il coro Pablo presidente. All’uscita dal palco, nell’incrocio con il suo segretario politico, non vi è nessun cenno d’inteso. Aria tesa tra i due.

Nel turno di parola di Errejón (lista Recuperar la ilusión), tanti applausi e un coro in particolare – che recita Unidad – la fanno da padrone. Errejón non attacca direttamente la strategia politica del segretario generale e sembra preparare il terreno ad una sconfitta agrodolce. La platea di Vistalegre applaude vigorosamente al suo intervento, indipendentemente dallo schieramento interno.

Finalmente, il turno dell’anticapitalista Miguel Urbán (accompagnato dalla tenace Teresa Rodríguez e rappresentanti la lista Podemos en movimiento) si contraddistingue per intensità emotiva. Il discorso è carico di pathos e afferma rotondamente che il nemico è lì fuori (riferito al Partido Popular, in particolare), non qui dentro. Nessun riferimento al programma politico e organizzativo: solo un richiamo all’unità interna, accolto con ovazioni dalle tribune del palazzetto dello sport di Vistalegre.

Podemos, assemblea di Vistalegre: scontro per la leadership

In primis, Podemos si gioca la leadership del partito. Da alcuni mesi a questa parte, la tensione tra Pablo Iglesias – storico segretario del partito e leader carismatico – e Íñigo Errejón (ragazzo prodigio, allievo di uno dei cofondatori del partito, il professore universitario Juan Carlos Monedero) è salita in maniera preoccupante. La stampa ha alimentato il contrasto, dando l’immagine di un partito rotto, violentato dalle lotte intestine per il potere. Il preferito dei media è Errejón: con tendenze moderate, propone un piano politico fondato in una apertura verso il centro. Secondo il segretario politico, infatti, trincerarsi a sinistra (come propongono Iglesias e il settore anticapitalista) non sarebbe altro che un regalo al Partido Popular (l’attuale destra al governo). Iglesias, d’altro canto, rimarca la peculiarità di Podemos, nato dal basso, dagli indignados del 15 maggio 2011, che occuparono la piazza di Sol, in pieno centro della capitale. Peculiarità che si traduce in un freno all’istituzionalizzazione definitiva della struttura del partito e, specialmente, del suo progetto politico.

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Podemos, assemblea di Vistalegre: in gioco nuova sinistra europea

Non si può negare che, considerando l’importanza di Podemos sulla scena europea – come modello, se non da seguire, almeno a cui ispirarsi da parte delle nuove sinistre – l’assemblea di Vistalegre avrà un impatto che va ben al di là dei confini nazionali. Non è un caso che siano giunte oltre 600 richieste di accredito stampa – da tutta Europa e non solo – per assistere a un evento che ha già il sapore di storia. Dovesse prevalere la linea integralista di Pablo Iglesias, il segretario generale rafforzerebbe la sua leadership e, con buona probabilità, potrebbe instaurare una fitta relazione con il settore anticapitalista, guidato dall’eurodeputato Miguel Urbán e da Teresa Rodríguez. Il settore trotskista (così definito all’interno del partito per l’affinità ideologica) non ha chance di far prevalere il suo documento politico, né tantomeno l’organizzativo. Tuttavia, l’appoggio di Urbán e soci (che conterebbero con almeno un 15% di consensi interni) rimane imprescindibile. D’altro lato, dovesse vincere il documento politico di Íñigo Errejón, si aprirebbero maggiori spiragli anche per le nuove sinistre europee di ispirazione socialdemocratica. Tuttavia, il partito dovrebbe affrontare una rigenerazione pressoché totale: Iglesias ha già annunciato che, in caso di sconfitta, non potrebbe mantenere la carica di segretario generale. Il coleta (così chiamato per via della sua caratteristica coda) spinge per parteciare a un gioco a somma zero: nessun win-win sul modello Harvard. Un “aut-aut” che ricorda, in parte, il gioco spregiudicato di Renzi in Parlamento (attraverso un utilizzo spropositato dell’istituto della fiducia rispetto a tutti i suoi predecessori).

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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