Monte dei Paschi, il problema non è il rapporto con la politica

Pubblicato il 27 Gennaio 2013 alle 14:54 Autore: Giacomo Bottos

Monte dei Paschi, il problema non è il rapporto con la politica

Il caso Monte dei Paschi ha sollevato grande attenzione mediatica. Si tratta certamente di una vicenda infelice, frutto di molti errori compiuti nel passato a vari livelli dalla Banca, dalla Fondazione, dagli enti locali in quel singolare intreccio tipicamente senese che è stato definito un “groviglio armonioso” (e che armonioso, con ogni evidenza, non è più).

Tuttavia un osservatore spassionato non può non stupirsi dei tempi e dei modi della campagna mediatica che si sta conducendo su questa vicenda.

In primo luogo molti dei contorni della vicenda erano ben noti da tempo. Si sapeva dei derivati (tra cui gli ormai famigerati Alexandria e Santorini). Si sapeva della imponente esposizione sui titoli di stato italiani (e del derivato Nota Italia che finiva per ridurre il rendimento collegato a questa operazione). Era infine ormai evidente da tempo l’erroneità strategica dell’acquisizione di Antonveneta ad un prezzo considerato troppo elevato da quasi tutti gli esperti. Tuttavia solo ora, a ridosso delle elezioni, la vicenda diventa oggetto di una campagna battente che conquista ampissimi spazi su giornali e televisioni nazionali.

In secondo luogo bisogna riflettere attentamente sul modo in cui la vicenda viene presentata e sul messaggio che viene fatto passare. Si dice: il dissesto del Monte dei Paschi è colpa dell’influenza della politica (e segnatamente della politica di sinistra, potendo così addossare la colpa al Partito Democratico cercando di eroderne il vantaggio elettorale). Si cerca così di ricondurre una vicenda carica di complessità ad una narrazione semplificatoria: tutti i mali vengono dal controllo pubblico. Si ritiene che i problemi delle banche italiane vengano dal residuo di proprietà pubblica che le Fondazioni rappresentano, residuo che le esporrebbe a pressioni e influenze politiche. Questa narrazione è sostenibile solo al prezzo di ignorare il contesto storico e mondiale in cui ci troviamo. Realtà come Lehman Brothers, AIG, Northern Rock, Bear Sterns non potevano certo essere accusate di essere soggette a un pervasivo e massiccio controllo pubblico.
All’interno di questo contesto globale l'”arretrato” sistema bancario italiano ha fatto un ricorso tutto sommato modesto ai salvataggi e agli aiuti pubblici. Se si ricorda tutto questo appare difficile presentare il problema Mps come l’ennesima dimostrazione dei danni causati dall’intervento pubblico in economia.

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L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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