Cimitero deserto

Pubblicato il 31 Ottobre 2013 alle 11:49 Autore: Raffaele Masto

Cimitero deserto – I numeri di questa ennesima tragedia dell’immigrazione nel deserto tra Niger e Algeria sono impressionanti: 87 morti, 48 sono bambini, 32 donne. Numeri che parlano chiaro. Gli uomini, probabilmente i mariti e i padri delle donne e dei bambini morti, avevano lasciato il gruppo per un qualche motivo.

Una delle ipotesi è che avevano affidato donne e bambini a un gruppo di passeur che poi, chissà per quale motivo (si è guastato il mezzo sul quale venivano trasportati, erano inseguiti, non erano certi di ricevere un compenso adeguato) li hanno abbandonati nel deserto, a morte sicura. Un’altra ipotesi è che oltre confine non c’era una banda di trafficanti disposta a prendersi in carico il gruppo, a spremerlo a dovere, a sfruttarlo e poi a imbarcarlo su qualche carretta del mare. In questo caso la tragedia di questi 87 migranti potrebbe anche essere la conseguenza della maggiore attenzione su questi fenomeni migratori dovuta al naufragio di Lampedusa dei primi di ottobre.

Quell’evento ha avuto un effetto mediatico mondiale e probabilmente ha innescato una maggiore attenzione dei media e, di conseguenza, delle polizie, dei militari, delle autorità dei paesi che, spesso, tollerano gruppi di trafficanti sui loro territori. Chi era già in viaggio – in questa ipotesi i migranti morti e forse anche i 35 di settimana scorsa, sulla stessa rotta – non hanno trovato una organizzazione pronta a sfruttarli nei vari passaggi. Insomma sono stati abbandonati.

buongiorno africa immagine 31 ottobre 2013

Di fronte al fatto che dovevano fare da soli, forse gli uomini del gruppo hanno lasciato indietro donne e bambini con la promessa di aprire loro la strada, di preparare il loro passaggio. Naturalmente si tratta solo di ipotesi e non è affatto detto che le cose stiano in questo modo. Ma una cosa è certa: un evento mediatico come il naufragio di Lampedusa produce delle conseguenze, dei disequilibri in una organizzazione dell’orrore che però garantisce, con la violenza e la sopraffazione, i migranti.

Di fronte a questi ultimi morti si ha la sensazione di un vero e proprio abbandono, sicuramente temporaneo, del business. A farci le spese quelli che erano già in viaggio.

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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