Bankitalia, Visco “Rigidità imprese e sindacati frenano Paese”

Pubblicato il 28 Marzo 2014 alle 14:51 Autore: Massimo Borrelli
rassegna stampa

Per il governatore di Bankitalia Ignazio Visco “i segnali di risveglio che vediamo sono incoraggianti, ma vanno confermati con un’azione riformatrice costante”. Visco, aggiunge che “solo affrontando risolutamente i nodi strutturali” sarà possibile riprendere un sentiero di crescita robusta e duratura.

Le conseguenze dell’immobilismo della politica e della società italiana “sono diverse da quelle che si manifestavano negli anni settanta: mentre allora era l’inflazione, oggi è il ristagno” ha detto Visco parlando alla Luiss. Per il governatore di Bankitalia le “rigidità legislative, burocratiche corporative, imprenditoriali, sindacali, sono sempre la remora principale allo sviluppo del nostro paese”.

Bonanni risponde a Visco “Parole a vanvera su rigidità” – Secondo il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni “ci sono alte autorità che spesso parlano a vanvera”. Lo ha detto commentando le affermazioni del governatore di Banca Italia Ignazio Visco sulla rigidità di imprese e sindacati. “Non si può fare di ogni erba un fascio. Se il governatore di Banca Italia Ignazio Visco, con tutto il rispetto vuole davvero rendere un servizio al paese dovrebbe parlare con coraggio e trasparenza della responsabilità delle banche nella crisi economica che ha investito in questi anni il nostro paese. Guardassero – ha concluso Bonanni – ogni tanto al loro interno e riflettessero sulle loro responsabilità invece di scaricarle in questa sorta di modismo, su imprese e sindacati”.

Camusso “Visco ripropone ricette fallite” – Secondo Camusso, Visco nel fare riferimento a Carli “ha riprodotto il vecchio concetto dei lacci e lacciuoli. Se non erro era esattamente la stagione – ha sottolineato Camusso parlando con i giornalisti a margine dell’11mo congresso regionale ligure della Cgil – nella quale il Paese ha cominciato a disinvestire sul lavoro e a precarizzarlo, determinando così un lungo percorso” nel quale sono stati ridotti gli investimenti e i salari dei lavoratori. “Non mi pare che questo abbia prodotto una qualità dello sviluppo del nostro Paese, senno non avremmo una crisi italiana dentro la crisi finanziaria mondiale”.

 

L'autore: Massimo Borrelli

Nato a Salerno, laureato in Giurisprudenza, ho frequentato il Master in Diritto delle Telecomunicazioni a Madrid. Da sempre appassionato di Politica e Web, sono riuscito a conciliare queste due passioni dedicando il mio tempo libero al Termometro Politico, testata online indipendente e senza bandiere. Seguilo su Twitter @borrellimassimo e su G+ Massimo Borrelli
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