Obama buono e cattivo: il presidente e la stampa Usa

Pubblicato il 24 Agosto 2014 alle 10:14 Autore: Antonio Scafati

Lo stesso influente quotidiano, lo stesso eccellente protagonista, ma due giudizi diametralmente opposti. In quest’ultima settimana, il New York Times ha bacchettato e lodato il presidente Barack Obama. Da una parte la critica per aver mostrato troppo distacco di fronte alla tragedia del giornalista James Foley, decapitato dai terroristi dello Stato Islamico. Dall’altra un giudizio lusinghiero su quanto Obama ha fatto per combattere la povertà, con tanto di numeri utili a sfatare una percezione.

Sul New York Times, Peter Baker e Julie Hirschfeld Davis hanno criticato il comportamento di Obama: prima la telefonata ai genitori di Foley, poi la dichiarazione carica di emozione di fronte alle telecamere, quindi la promessa di inflessibilità verso i terroristi. E poi? E poi il golf. A molta parte della stampa americana non è piaciuto vedere il proprio presidente sorridere e giocare a golf poche ore dopo aver espresso il cordoglio per la morte di Foley. Due immagini troppo diverse, secondo i giornalisti del New York Times, anche tenendo conto del necessario distacco che un presidente degli Stati Uniti deve mantenere.

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Photo by Daniel BornmanCC BY 2.0

Ma la cosa non è andata giù neanche a molti membri del Partito Democratico. La corsa alla Casa Bianca ufficialmente non è cominciata ma i pretendenti tra i Democratici sono tanti: le critiche sulla conduzione della politica estera della Casa Bianca servono anche a marcare la distanza dall’attuale amministrazione. Personaggi influenti hanno criticato le decisioni prese nello Studio Ovale. Un esempio? Hillary Clinton.

Ma chi gli è vicino descrive Obama come una persona che già da un po’ ha smesso di preoccuparsi delle critiche, ha sottolineato il NY Times. Il presidente è arrivato ormai al suo sesto anno di mandato, quando di solito la spinta propulsiva va scemando e la presidenza si avvia al tramonto.

L’Obama distaccato descritto dal New York Times è lo stesso Obama che il quotidiano loda per aver combattuto la povertà negli Stati Uniti più di molti suoi predecessori. I giornalisti Tali Mendelberg e Bennett L. Butler hanno scritto che il presidente si è impegnato per migliorare le condizioni di vita delle persone povere, e di colore in particolare. Quello di Obama è una sorta di primato se confrontato con quanto fatto da altri presidenti democratici come Clinton e Carter, entrambi alle prese con crisi economiche durante il loro mandato.

Dalle politiche abitative all’istruzione, dai sussidi all’assistenza sanitaria, Obama ha fatto più dei suoi predecessori per tirare fuori quanta più gente possibile dalla povertà. E ha ottenuto risultati migliori, ha sottolineato il New York Times.

E allora come si spiega la percezione diffusa negli Usa? Perché dopo i fatti di Ferguson Obama è stato criticato da alcune associazioni afroamericane che gli rimproverano di non aver fatto abbastanza per la gente di colore? Perché Obama ha fatto molto contro la povertà ma non ne ha parlato che raramente, scrive il New York Post: nei discorsi del presidente la parola ‘povertà’ ricorre meno rispetto a quanto ciò che succedeva con Clinton o Carter.

È l’Obama che gioca a golf dopo aver fatto le condoglianze alla famiglia di James Foley. Ed è l’Obama che combatte la povertà senza fare proclami. I due lati di una presidenza.

Immagine in evidenza: photo by Nathan ForgetCC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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