Regionali Emilia Romagna, Bonaccini non si ritira ma salgono quotazioni Delrio

Pubblicato il 10 Settembre 2014 alle 09:41 Autore: Gabriele Maestri
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Regionali Emilia Romagna: dopo il colpo di scena di ieri nulla è dato per scontato. A sconvolgere il quadro politico, a poche settimane dalle primarie del 28 settembre per la scelta del candidato presidente del centrosinistra, la notizia di otto consiglieri regionali del Pd tra i quali due degli sfidanti alle primarie: Stefano Bonaccini e Matteo Richetti. Il secondo già ieri ha fatto sapere di ritirarsi dalla corsa delle primarie. Mentre Bonaccini non sembra intenzionato a ritirarsi.

BONACCINI “SOLO UNA PICCOLEZZA, NON MI RITIRO” – In un colloquio con Repubblica Bonaccini afferma: “Non mi ritiro, riuscirò a chiarire tutto e subito”. “Io? – si sfoga – Io ho girato con una Seat Ibiza e l’ho cambiata un anno fa a 345 mila chilometri in quattro anni. E da un anno – aggiunge – ho una nuova Seat che ha già 80 mila chilometri”. “Mi accusano di una piccolezza – spiega Bonaccini, – una cosa assurda, ma non voglio commentare, voglio chiarire”. “Non potevo pensare…- continua quindi – ma dalle inchieste si può uscire più puliti di prima. Sono stato già accusato dalla procura di Modena di abuso d’ufficio per un chiosco a piazza Ferrari quand’ero assessore. Mi accomunavano a Penati, ma sono uscito assolto del tutto, con formula piena». «Avrei approfittato di quanto? – si chiede il segretario regionale – Di poche centinaia di euro…io giro sempre da solo per il partito, non ho mai coinvolto nessun dipendente regionale, ma di cosa mi accusano?”. Bonaccini si dice quindi a disposizione già da oggi. “Abbiamo un’intesa vera con Matteo – fa anche sapere. – A me l’organizzazione del partito in effetti piace, mi piace girare da nord a sud, ma ho fatto questa scelta e mi prendo questa responsabilità”. Ma, conclude, “per me il partito è davanti a tutto”.

REGIONALI EMILIA ROMAGNA, IPOTESI DELRIO – A questo punto molti ipotizzano che, dietro le pressioni fatte da Roma, anche Bonaccini possa ritirarsi e la scelta del candidato presidente possa cadere sull’attuale sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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