Alleanza araba contro Isis

Pubblicato il 11 Settembre 2014 alle 14:44 Autore: Guglielmo Sano

John Kerry, Segretario di Stato degli Stati Uniti, è volato in Arabia Saudita. Missione: convincere i paesi arabi ad allearsi con Washington per sconfiggere l’Isis. Il contrasto allo Stato Islamico è una priorità per gli Usa ma, ha ammesso Barack Obama, estirpare il Califfato dal Medio Oriente è un progetto a lungo termine: anche il prossimo inquilino della Casa Bianca dovrà probabilmente farci i conti.

L’amministrazione americana tra le altre cose non ha intenzione di lasciare impunite le morti di James Foley e Steven Sotloff. La spinta dell’opinione pubblica statunitense è forte in questo senso: l’11 Settembre 2001 è un ricordo più che vivido. Considerando poi che si avvicinano le elezioni di Mid-term alle quali probabilmente i Repubblicani conquisteranno anche il Senato (hanno la maggioranza alla Camera sin dal 2010) Washington deve cominciare a muoversi e anche in fretta.

Bisogna combattere anche un altro fantasma: quello della guerra del Vietnam. Obama finora ha categoricamente escluso l’invio delle forze di terra (anche se tra soldati e consiglieri militari in Iraq vi sono 1600 unità Usa): questa guerra non si potrà combattere da soli. Quattro i punti della strategia americana contro l’Isis: raid aerei “come quelli fatti per anni in Yemen e in Somalia”, la formazione dei militari dei paesi minacciati dai terroristi (ribelli siriani, esercito iracheno, curdi), oltre al lavoro di intelligence e all’invio degli aiuti umanitari. Sono stati stanziati anche 25 milioni di dollari di aiuti militari al governo iracheno.

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Detto ciò si capisce la necessità del tour mediorientale di Kerry: dai colloqui di Jeddah, sede estiva del governo dell’Arabia Saudita, emerge innanzitutto l’appoggio di quest’ultima alla formazione di un’alleanza contro l’Isis. La dinastia saudita (sunnita) non ha mai nascosto la sua rivalità con l’Iran (sciita), altro importante concorrente per leadership regionale.

Il progetto americano di sostenere i ribelli siriani moderati, avversari di Bashar Al Assad (il più forte alleato di Teheran in Medio Oriente) contro l’Isis, si allinea perfettamente con la strategia di Riad. L’influenza dell’Arabia Saudita sul mondo sunnita è ancora forte: all’alleanza si uniranno sicuramente il Qatar, pronti alla campagna contro l’estremismo da Al Jazeera, e Kuwait, che già sostengono i ribelli siriani. ‘A bordo’ anche Giordania e Turchia.

Da capire che reazione avrà Mosca, alleata sella Siria via Teheran: Obamaha rifiutato ogni collaborazione con Assadche aveva proposto il proprio aiuto per combattere l’Isis. La strategia americana, supportata appunto da una larga alleanza araba anti-Assad, rischia di destabilizzare ulteriormente un paese già martoriato. Inoltre si pone il problema dei bombardamenti in territorio siriano che, sembra di capire dalle parole di Obama, verrebbero effettuati bypassando l’autorizzazione di Damasco.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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