L’Isis e i Foreign fighters

Pubblicato il 27 Settembre 2014 alle 10:11 Autore: Antonio Scafati

Il coordinatore europeo contro il terrorismo Gilles De Kerchove ha affermato che il numero di cittadini europei che si sono uniti all’Isis in Siria e in Iraq ha superato quota 3.000. Sono stime approssimative, dare dei numeri precisi è estremamente difficile. Ma qualcosa si sa con certezza: per unirsi all’Isis sono partite persone dalla Norvegia, dalla Finlandia, dagli Usa, dalla Somalia, dal Canada. Si potrebbe continuare, aggiungendo paesi come il Belgio, la Germania, la Tunisia, il Tagikistan. E l’elenco non finisce qui.

Sono i Foreign fighters, i combattenti stranieri che lasciano le loro case e vanno a unirsi all’Isis. Una vera e propria ‘Babele’ di nazionalità tutte unite sotto la bandiera nera dell’Isis. Secondo un funzionario della Cia con cui la CNN è entrata in contatto, i Foreign fighters che combattono in Siria e in Iraq proverrebbero da più di ottanta paesi.

Mai nessun gruppo è riuscito a esercitare una così grande capacità di attrazione soprattutto sui giovani. Neanche Al Qaeda. Alcuni vogliono sfuggire all’emarginazione, altri inseguono una realizzazione personale. C’è chi va in cerca di fortuna e chi crede che sia dovere di ogni buon musulmano difendere il Califfato istituito da Abu Bakr al-Baghdadi.

Gli occidentali che vanno a combattere con l’Isis hanno di solito meno di quarant’anni. Arrivano soprattutto dall’Europa centro-settentrionale. Ma non solo. I cittadini con passaporto americano che combattono con lo Stato Islamico sarebbero circa un centinaio. Dalla Francia ne sono partiti probabilmente poco meno di un migliaio. Tra i trecento e i cinquecento dalla Germania e dalla Gran Bretagna. In proporzione, sono piccoli paesi come la Finlandia, l’Irlanda, il Belgio o la Danimarca ad aver fornito più combattenti all’Isis.

Isis 2

Photo by Maks KarochkinCC BY 2.0

Secondo un’elaborazione della CNN, lo 0,095 per cento dei finlandesi è partito alla volta della Siria, anche se le autorità di Helsinki sostengono che in molti sono volati in Medio Oriente a fini umanitari.

Il numero di occidentali che si sono uniti all’Isis è elevato ma costituisce solo una parte dell’esercito di miliziani su cui può contare lo Stato Islamico. La maggior parte sono arabi. Arrivano per lo più dalla Tunisia, dall’Arabia Saudita, dal Marocco. Secondo re Abdullah II di Giordania, i Foreign fighters verrebbero pagati dall’Isis circa mille dollari al mese.

La Tunisia in particolare è diventata una sorta di “incubatore di jihadisti che combattono in Siria”, secondo un’etichetta coniata dalla CNN. Non meno di tremila tunisini sarebbero partiti per unirsi all’Isis. Tolto il gruppo degli arabi, in seconda posizione si piazzano i ceceni.

Tante provenienze ma spesso un unico corridoio d’accesso: il confine tra Turchia e Siria. È soprattutto da qui che passano i Foreign fighters. Per decenni quella lingua di terra montuosa è stata zona di contrabbando. Oggi è territorio di passaggio. Molti europei arrivano in aereo in Turchia. Raggiungono i villaggi al confine. Lì incontrano chi li condurrà al di là, in Siria, nelle fila dell’Isis.

Immagine in evidenza: photo by Francisco OsorioCC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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