Giannulli si sfoga sul blog di Grillo: gli oppositori a Renzi nel PD sono “pecore belanti”

Pubblicato il 10 Ottobre 2014 alle 15:15 Autore: Riccardo Bravin

Con un post dal titolo molto evocativo “le pecore belanti del PD” lo storico Aldo Giannulli delinea oggi sul Blog di Beppe Grillo un impietosa analisi in merito a quella parte di PD che si starebbe ponendo in opposizione al governo di Renzi.

Lo storico barese, che negli ultimi tempi aveva avuto un rapporto un po’ controverso con il movimento di Grillo, prende lo spunto da un suo precedente post dove invitava M5s, Sel, minoranza PD e Fiom ad unirsi per concordare un azione parlamentare e di piazza in vista di un possibile sciopero generale contro l’abolizione dell’art. 18, spiegando le ragioni che hanno portato al fallimento della sua iniziativa.

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Giannulli racconta come vi sia stata un’immediata diffidenza da parte del PD nei confronti del M5s, considerato irresponsabile ed inaffidabile e descrive poi con una ironia, tutte le reazioni contrarie all’idea di Renzi sull’abolizione dell’art. 18, partendo dalla blanda pacatezza di Cuperlo definito “educatissimo signore triestino” passando per la dissidenza manifestata da Bersani e D’Alema e per arrivare infine a Civati, l’unico a suo avviso ad aver tentato una seria opposizione.

Ad opinione del professore universitario Renzi sarebbe in ogni caso riuscito a zittire tutti senza che quella che nel post definisce “un’opposizione di cartone” sia riuscita minimamente ad arginarlo; e nel farlo Renzi avrebbe compiuto una violazione dei dettami costituzionali con l’imposizione del voto di fiducia praticamente su una legge delega in bianco, aiutato dal colpevole e a suo avviso codardo silenzio del presidente del Senato Aldo Grasso, che avrebbe dovuto eccepire qualcosa a proposito.

Giannulli allora si domanda come mai l’opposizione interna del PD si stia rivelando così debole e trova in due diverse cause la ragione di questo tipo di comportamento: “in primo luogo, la sinistra italiana starebbe aderendo al modello, ampiamente diffuso nella sinistra europea, della socialdemocrazia ovvero di un sistema che a suo avviso avrebbe accettato tutti i dogmi del neo liberismo e che cercherebbe un’azione riformista all’interno degli angusti spazi di manovra possibili. Per Giannulli, Renzi si starebbe muovendo in questo senso, dando tuttavia l’impressione attraverso le sue piccole battaglie di essere un “enfant terrible dell’ordinamento liberista”. D’altronde in ultima analisi secondo lo storico, la sinistra PD si adatterebbe a questa ideologia anche perché non disporrebbe di alcuna strategia alternativa”. La seconda ragione della debolezza di idee del PD sarebbe da ricercare per Giannulli nel desiderio dei parlamentari di pensare solamente alla propria salvezza personale e che quindi la volontà di stare con Renzi deriverebbe dalla paura di venire espulsi dal partito. Per Giannulli infatti motivo di debolezza sarebbe: “l’assoluta incapacità di pensare alla politica se non come presenza nel Palazzo e conseguente timore di restare fuori. “Renzi cade? Ci sono le elezioni anticipate: e se poi non ci candida?… Facciamo la scissione: e se il partito non prende il 4%?… andiamo con Sel? Ma siamo già troppi noi, poi con quelli di Sel da far rientrare, quanti posti avremmo?