Mafia Capitale, il prefetto: “Tre ipotesi per il Comune”

Pubblicato il 7 Dicembre 2014 alle 13:17 Autore: Andrea Turco
Il sindaco di Roma Ignazio Marino

Mentre emergono nuove rivelazioni sull’inchiesta Mafia Capitale, il mondo politico e non si interroga sul destino dell’attuale Comune. Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, individua tre soluzioni: “Per Roma potrebbero esserci tre ipotesi, dopo la valutazione delle carte dell’inchiesta: o un accesso agli atti, o lo scioglimento o una terza via che prevede di non intervenire essendo in corso l’attività giudiziaria”.

Di commissariamento il governo non vuole sentir parlare. “È giusto individuare le responsabilità ma attenzione a tirare in mezzo il Comune di Roma – afferma  il ministro Maria Elena Boschi, ospite dell’Intervista di Maria Latella  -per arrivare al commissariamento ci vogliono estremi di legge precisi e qui non ci sono estremi. Marino deve restare e governare bene”.

L’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, affida ad una lettera a Repubblica, una personale analisi sulla genesi dell’inchiesta: “È l’orrore di un sistema politico e mafioso che ha sempre cercato di allungare le sue mani sulla città e sulle città, come dimostrano le vicende dell’Expo, del Mose e la penetrazione massiccia delle mafie nella politica, nell’economia e nelle istituzioni di tante regioni italiane e anche nella vita profonda della capitale. Ed è la crisi di una politica ridotta a tessere, correnti, potentati, preferenze e deprivata della sua ragione e del suo senso”.

E c’è chi ipotizza che l’inchiesta capitolina abbia ripercussioni anche in ambito economico. Come il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che intervistato dalla Stampa, spiega come “anche l’inchiesta di Roma” abbia “pesato sulla bocciatura” di S&P.

bye bye marino

Mafia sì, mafia no

E se il senatore del Nuovo Centrodestra Fabrizio Cicchitto considera il magna magna romano una semplice “cricca” e non un “sistema” come fu Tangentopoli, il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone afferma che la “novità di questa inchiesta sta nel fatto di aver ipotizzato la corruzione come fatto prevalente nel caratterizzare l’associazione mafiosa rispetto al momento intimidatorio che rimane comunque indispensabile, e in questo caso a me sembra che l’intimidazione ci sia. Quindi, a legislazione vigente, la presenza di un contesto intimidatorio qualifica l’organizzazione criminale per quella che è”.

Botta e risposta tra Marino e Berlusconi

Dopo le parole di Berlusconi di ieri, anche Giovanni Toti, in un’intervista al Messaggero, chiede che il Comune di Roma “venga sciolto”. Dichiarazioni a cui replica stizzito il sindaco della Capitale: “Berlusconi? Ma guardate da che pulpito viene la predica”.

Corruzione problema del Paese

Ma la corruzione che ha invaso il mondo degli affari romano non è un caso unico. Anzi.  Secondo un’indagine dell’Adnkronos: la metà delle pmi interpellate tramite diverse associazioni d’impresa, oltre mille distribuite su tutto il territorio nazionale, ha rifiutato almeno una richiesta di denaro per concludere un affare nel corso dell’ultimo anno; il 25%, una su quattro, ammette di aver pagato una tangente, sotto una qualsiasi forma; il 45% teme che possa essere costretta a farlo in futuro.

L'autore: Andrea Turco

Classe 1986, dopo alcune esperienze presso le redazioni di Radio Italia, Libero Quotidiano e OmniMilano approda a Termometro Politico.. Dal gennaio 2014 collabora con il portale d'informazione Smartweek. Su Twitter è @andreaturcomi
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