Riconoscimento Palestina: a favore anche gli scrittori israeliani

Pubblicato il 8 Dicembre 2014 alle 14:51 Autore: Guglielmo Sano
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Tre famosi scrittori israeliani, Amos Oz, Abraham Yehoshua e David Grossman hanno scelto di promuovere il riconoscimento dello stato palestinese insieme ad altri 800 concittadini, tra i quali il premio Nobel per l’economia Daniel Kanheman, l’ex presidente della Knesset Avraham Burg e l’ex ministro degli Esteri Yossi Sarid. Tutti hanno firmato una lettera che chiede ai parlamenti europei in procinto di votare sulla questione di riconoscere lo stato palestinese.

Europa pro Palestina

La petizione è stata fatta pervenire ieri al Parlamento belga, che dovrebbe esprimersi in settimana sul riconoscimento dello stato palestinese. Pare che non ci siano dubbi sul fatto che la proposta verrà accettata unilateralmente, anche se dal governo federale si sono premurati di smentire le indiscrezioni trapelate e riportate dalla testata israeliana Haaretz. Se le cose andassero in questa direzione il Belgio sarebbe il secondo paese europeo a riconoscere lo stato di Palestina. Il primo è stato la Svezia.

La petizione è stata inviata anche al Parlamento danese e alla Camera bassa irlandese, dopo che la camera alta aveva approvato nel mese di ottobre una mozione in cui si chiedeva al governo di adoperarsi per il riconoscimento dello stato palestinese. Giusto una settimana fa anche la Camera bassa francese, come prima quella britannica, aveva votato una mozione non vincolante in questo senso.

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Probabilmente l’11 dicembre anche il Senato parigino si esprimerà a favore, anche se il ministro degli Esteri Laurent Fabius ha già detto che non promuoverà l’indipendenza palestinese al di fuori dei colloqui di pace tra le due parti in causa. Anche il Parlamento spagnolo ha chiesto al governo di riconoscere lo stato palestinese quindi “soggetto di diritto internazionale”.

Usa contro Netanyahu

Yehoshua ha dichiarato che la petizione è “un atto d’incoraggiamento affinché Abu Mazen continui nelle trattative” ma soprattutto un tentativo di bloccare i piani politici del primo ministro israeliano Netanyahu. “Bisogna formare un blocco di centrosinistra che impedisca la formazione di uno stato bi-nazionale e dire basta agli insediamenti” ha aggiunto Yehoshua.

La reazione del governo israeliano nei confronti dell’iniziativa è stata negativa. Ma se l’intransigenza di Tel Aviv sembra aver stancato le diplomazie europee, anche gli Usa non intendono più sopportare l’alleato mediorientale. Il potenziale candidato alla Casa Bianca Hillary Clinton, pochi giorni fa, ha espresso il malcontento a stelle e strisce. La riluttanza israeliana nei confronti di un consolidamento dei colloqui di pace con la controparte palestinese sta mettendo a rischio una risoluzione pacifica della questione, oltre a far apparire debole l’amministrazione americana, tradizionalmente coinvolta nelle trattative israelo-palestinesi. La Clinton dopo aver ricordato come gli Usa da sempre siano a favore della soluzione “a due stati” ha criticato la politica israeliana degli insediamenti perché “concretamente, sul campo, mette a rischio questa soluzione”.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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