L’intervento in Libia divide la politica italiana Renzi: “Non è tempo di soluzione militare” Alfano: “Non bisogna perdere un minuto” Grillo: “Gheddafi peggio dell’Isis”

Pubblicato il 16 Febbraio 2015 alle 10:03 Autore: Redazione

Libia: la posizione del Governo non sembra affatto univoca. Renzi si dice contrario all’intervento smentendo di fatto i precedenti interventi dei ministri: Gentiloni, Pinotti e Alfano. “La situazione è difficile ma non è tempo soluzione militare”. Così il premier Matteo Renzi parlando al Tg5. “Il Paese è fuori controllo” ma allo stesso tempo ha chiesto “saggezza, prudenza e senso della situazione: non si passi dall’indifferenza totale all’isteria, alla preoccupazione irragionevole”. Stamattina Renzi ha avuto un lungo colloquio telefonico con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi con cui ha parlato di lotta al terrorismo. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che ieri aveva parlato di un possibile invio di truppe, ha invece affermato che per la Libia “è urgente che la diplomazia in questo momento corra”.  A giudizio del ministro in Libia “bisogna mettere intorno a un tavolo i soggetti moderati”. E dopo questo primo passo c’è la necessità che “la comunità internazionale dia una mano alla stabilizzazione interna”.

Alfano pro intervento in Libia

“Non bisogna perdere un minuto, bisogna intervenire in Libia con una missione Onu“. Lo afferma Angelino Alfano, ministro dell’Interno, in un’intervista a Repubblica, sottolineando che “l’avanzata del Califfato in Libia accentua tutti i profili di rischio”. l ministro spiega che le minacce contro il nostro Paese “non sono una novità e la nostra allerta era già elevatissima”.

Domani incontrerà “i rappresentanti dei colossi web per intensificare la cooperazione nell’allerta precoce sul transito in Rete dei messaggi degli estremisti”, mentre giovedì sarà a Washington “per un summit organizzato dalla Casa Bianca tra 20 paesi” nel quale ribadirà che “la lotta al terrorismo interno parte dallo spegnere i fuochi che divampano nell’altra sponda del Mediterraneo”. Non si può escludere, afferma Alfano, che tra gli immigrati in arrivo sui barconi si nascondano terroristi, ma nemmeno si può creare “un nesso”.

nuovo centrodestra alfano

“Se le milizie del Califfo avanzano più velocemente delle decisioni della comunità internazionale – si chiede – come possiamo spegnere l’incendio in Libia e arginare i flussi migratori?”. E riguardo alle minacce al ministro Gentiloni, spiega che la sua protezione è stata elevata “al massimo”. E su Salvini dice, “incommentabile, come quasi tutto del suo dire”. Alfano parla anche al Mattino aggiungendo che la vicenda danese dimostra che il pericolo “può arrivare anche da un lupo solitario”.

Rimpatriati italiani dalla Libia

È previsto per le 11,30 l’arrivo degli italiani rimpatriati dalla Libia nella base dell’Aeronautica di Pratica di Mare, vicino a Roma. Il gruppo di connazionali – una sessantina di persone, tra cui anche l’ambasciatore a Tripoli – è giunto la scorsa notte ad Augusta (Siracusa), da qui poi è stato trasferito nella base di Sigonella da dove, con un C130 dell’Aeronautica militare, giungerà tra poco a Pratica di Mare.

Libia, Latorre: iniziativa diplomatica ‘Last minute’

Per la Libia “serve un’iniziativa diplomatica ‘last minute’. Non c’è tempo da perdere. Ma va tentata l’ultima carta: coinvolgere i Paesi di confine del Mediterraneo”. Ne è convinto Nicola Latorre, presidente Pd della Commissione Difesa del Senato, che in un’intervista al Corriere della Sera invita alla cautela su un possibile intervento militare sotto l’egida Onu. “Qualunque cosa si faccia o si dica nel nostro Paese implica una reazione”. “Credo che sia nostro compito tutelare i nostri concittadini e i militari. Forse è opportuna un po’ di prudenza in più ed evitare fughe in avanti. L’Isis gioca molto sul terreno mediatico anche per aumentare la sua incidenza reale”. “Credo che il ‘pronti a combattere’ di Gentiloni sia stato male interpretato. E che il ‘pronti a inviare 5 mila militari’ della Pinotti abbia prestato il fianco a interpretazioni che lei stessa ha giustamente corretto”. L’obiettivo, precisa, è la “stabilizzazione” della Libia che “è in mano a bande rivali e milizie. È il terreno ideale per l’avanzata del jihaidismo”.

Bonafè: nessuna alternativa a uso della forza

“È ora di aprire gli occhi. In Libia non può esserci un’operazione di peace-keeping. Semplicemente perché la peace, la pace, da mantenere non c’è”. Lo dice al Corriere della Sera Simona Bonafè, parlamentare europea del Pd. “Sono sulla stessa linea dei ministri Paolo Gentiloni e Roberta Pinotti. Si deve intervenire, sempre con la copertura Onu, ma con la forza”. “In Libia c’è una situazione di anarchia totale. Dove di fatto sono avanzate le forze dell’Isis. Lì la pace occorre portarla. E non può essere che con un intervento di peace-enforcing. Sempre nell’ambito di una iniziativa Onu“. “L’alternativa qual è? Per noi la Libia non è solo un problema di sicurezza, ma anche di emergenza immigrazione. Se non si risolve quel conflitto è inutile dibattere di Triton o di Mare Nostrum. Perché i profughi e gli immigrati in fuga saranno sempre più numerosi”. “La Merkel deve smettere di pensare che esiste solo l’Ucraina. Da ora la Libia deve essere il nuovo dossier all’attenzione dell’Europa”.

Salvini: prima di intervento Libia capire che fare

“Questo Governo dà i numeri, sento che parlano di soldati e guerra con facilità, ma è già stata fatta una caxxata nel 2011 con Gheddafi, lo ha ammesso anche Prodi, non ripetiamola. Prima di qualsiasi intervento bisogna capire che cosa fare, trovando accordi sul territorio e fermare gli sbarchi”. Così il segretario della Lega Matteo Salvini a Radio Padania.

Grillo: no alla guerra, Gheddafi peggio dell’Isis

Netta contrarietà ad un intervento armato arriva da Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, che, dalle colonne del blog ironizza sull’interventismo del governo con un post dal titolo “Gentiloni, Pinotti e Renzi alla crociate”. “Spezzeremo le reni alla Libia e se attaccherà Lampedusa la fermeremo sul bagnasciuga. Grazie a Renzie e al marmittone Gentiloni. “Se Renzie vuole la guerra – continua il leader M5s- ci vada lui con Napolitano al seguito. Vedendoli, l’Isis si farà una gran risata e ci risparmierà”. E puntualizza: “Non spetta oggi al governo decidere se entrare in guerra, ma ancora, secondo la Costituzione al presidente della Repubblica. Aspettiamo un monito dal presidente, anche piccolo piccolo, al bulletto di Rignano. No alla guerra”.

L’ex comico poi parla anche di Gheddafi e dell’Isis e, a sorpresa, attacca l’ex rais: “Al confronto della mattanza di Gheddafi impallidiscono persino le decapitazioni dell’Isis. Che la Libia già divisa in clan e abbandonata a sé stessa andasse fuori controllo non era difficile da prevedere – prosegue Grillo sul blog -. Che l’Italia dopo averla bombardata (nessuno sa quanti civili sono morti sotto i nostri bombardamenti…) diventasse unbersaglio era più che certo”, osserva il comico che si chiede: “Chi ha dichiarato la guerra alla Libia e perché? La serva Italia che, così facendo ha favorito i suoi padroni, Francia, Gran Bretagna e Usa in primis. La Merkel, saggiamente se ne tirò fuori”.

Le altre opposizioni: Sel e Fratelli d’Italia

Sinistra Ecologia e Libertà, partito di Nichi Vendola negli ultimi giorni sempre più antirenziano per via dei fatti della Camera, non condivide l’intervento militare. In giro sentiamo troppa voglia di mettersi l’elmetto, ha invece ragione Romano Prodi: bisogna sostenere  ogni sforzo diplomatico per un accordo tra le parti”, ha ribadito Arturo Scotto, capogruppo Sel alla Camera. Concetto ribadito dallo stesso Vendola.

Fratelli d’Italia torna invece sulla necessità di bloccare gli arrivi di immigrati, parlando di imporre “uno stop totale all’accoglienza dei profughi finché l’Isis non sarà cacciato dal Nord Africa”.

L'autore: Redazione

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