Expo e No Expo: nutrire il pianeta, sfasciare Milano. Un giorno di ordinaria idiozia

Pubblicato il 2 Maggio 2015 alle 09:37 Autore: Antonio Atte

Pronti via, ed ecco servito l’esordio bifronte di Expo Milano 2015. Da una parte la festa, i 200mila visitatori accorsi al sito di Rho-Pero (100mila solo per l’apertura in mattinata, scrive su Twitter il ministro Martina), le frecce tricolori, l’inno italiano cantato dai bambini durante la cerimonia con annessa licenza poetica – su quel “siam pronti alla vita”, a Roma c’è chi giura di aver udito rumori sinistri provenire dal Gianicolo, dove riposano le spoglie di Goffredo Mameli -, il saluto in video del Papa, il discorso di Renzi, che attacca i gufi e ringrazia tutti (Milano, il commissario Sala, la commossa Letizia Moratti, Napolitano) tranne Prodi; dall’altra lo stupro di una città, che per un giorno intero diventa il teatro delle scorribande dei Black Bloc e delle frange più estremiste del corteo No Expo, che un inizio pacifico pure lo aveva avuto.

Per rimanere in tema di cibo, dopo l’antipasto della vigilia, il primo maggio arriva in tavola la versione hard del menù teppistico anarco-demenziale. Si parte dall’auto flambé con contorno di pali divelti, per arrivare al gusto frizzante della molotov servita su un letto di schegge di vetro, passando per la specialità della casa: l’attacco a banche e McDonald’s, condito da una superba spruzzata di vernici variopinte. Vera delizia per gli occhi e per l’olfatto.

L’immagine simbolo del pomeriggio di ordinaria idiozia targato No Expo è quel tappeto di tute nere dismesse dai Black Bloc prima di disperdersi tra la folla in abiti civili. Il video-documento da tramandare alla futura memoria dei posteri, la vera Carta di Milano degli sfasciavetrine, è invece l’intervista al giovane “manifestante” raccolta da TgCom24: il pensiero all’eroica madre di Baltimora, davanti a quelle immagini, ricorre nella mente di molti.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella esprime la sua “ferma condanna della violenza teppistica” perpetrata a Milano. Violenza “tanto più esecrabile – ha detto il capo dello Stato – in quanto rivolta contro un evento che ha come obiettivo la nutrizione del pianeta, la lotta alla fame e alla denutrizione e un ordine mondiale fondato su una maggiore equità tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo”.

Palazzo Chigi assicura che “vigliacchi e violenti non insulteranno l’Expo”. Angelino Alfano dice che il peggio è stato evitato (è mancato solo il morto, in pratica) e ringrazia le “forze dell’ordine e tutto il sistema della sicurezza milanese: dal prefetto al questore e a tutti quelli che hanno cooperato”. Poi twitta: “Abbiamo fermato molti delinquenti. Saremo durissimi contro questi farabutti col cappuccio. Nessuno si sogni di liberarli subito!”.

No Expo: Lega e M5S chiedono la testa di Alfano

Lega e Movimento Cinque Stelle chiedono la testa del ministro dell’Interno, come al solito. Su Twitter Beppe Grillo scrive che M5S presenterà una mozione di sfiducia contro Alfano e lancia l’hashtag #Alfanoacasa, variazione sul tema dell’#Alfanodimettiti proposto da Matteo Salvini. Piovono condanne anche da Fedez, che il giorno prima aveva difeso le istanze dei No Expo.

Il sindaco di Milano Pisapia promette che “tutte le forze per ripulire e sistemare al più presto le zone coinvolte” saranno presto mobilitate. In serata, durante la Turandot, la zona intorno alla Scala è più blindata del bunker del Fuhrer a Berlino.

Intanto cittadini milanesi, commercianti e dipendenti dei negozi situati nelle aree interessate dai disordini, si sono già messi al lavoro per pulire e riparare i danni. Da loro – e dal popolo italiano tutto – si eleva un sentito grazie a chi ha lottato (e sfasciato) per liberarli dalle catene del capitalismo.

L'autore: Antonio Atte

Classe '90, stabiese, vive a Roma. Laureato al DAMS con 110 e lode, si sta specializzando in Informazione, editoria e giornalismo presso l'Università degli studi Roma Tre. E' appassionato di politica, cinema, letteratura e teatro. Mail: antonio.atte@termometropolitico.it. Su Twitter è @Antonio_Atte
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