Dichiarazioni di trasparenza e riflessione

Pubblicato il 1 Marzo 2012 alle 15:52 Autore: Matteo Patané

Particolarmente sensibile al tema, come sempre quando si parla di trasparenza e di “Casta”, si è dimostrato Il Fatto Quotidiano, che ha dedicato alla vicenda più di un articolo.
Tra i pezzi più interessanti dedicati dal quotidiano di Padellaro spicca sicuramente Il Governo del 5%, di Giulietto Chiesa, in cui si evidenzia come i membri del Governo appartengano senza esclusione di colpi a quel 5% della popolazione che dichiara – con tutte le riflessioni sull’evasione fiscale che questo verbo comporta – oltre i 200.000 € annui. Riallacciandosi ad un misto tra il buon senso e Karl Marx, Chiesa si interroga su quanto chi vive nell’Olimpo dplutocratico del Paese possa conoscere delle esigenze del restante 95% della popolazione, alle prese con problemi di tipo ed entità forse sconosciuti a chi detiene simili livelli di reddito e ricchezza.
Approfondisce ulteriormente l’analisi, sempre sul medesimo giornale, Luca Telese con il suo Redditi dei Ministri: è vera gloria?, in cui, pur rispettando la ricchezza degli esponenti del Governo, la usa come grimaldello per valutare i loro comportamenti e le loro posizioni.

Nei commenti l’attacco velato alla ricchezza dei Ministri degli articoli diventa aperto, e arriva a toccare un nervo scoperto della società capitalista occidentale: quanto è etico guadagnare una cifra così esorbitante rispetto alla stragrande maggioranza della popolazione? Con il termine etico non si intende naturalmente indagare sulla provenienza più o meno lecita della ricchezza di Monti e della sua compagine, quanto piuttosto interrogarsi sulle basi filosofiche del concetto di proprietà privata.
In un mondo in cui il dogma della crescita infinita sembra quantomai in crisi, in cui le risorse e le ricchezze sono limitate e in cui un accumulo da una parte genera invariabilmente una scarsità dalla parte opposta, non dovrebbe essere fissato un limite alla ricchezza individuale? Ma, dalla parte opposta, se una persona per merito o per fortuna viene in possesso di una simile ricchezza in maniere legali, perché il suo diritto a tale possesso dovrebbe essere messo in discussione?
A complicare e confondere ulteriormente le idee è stata la semplificazione – naturalmente errata – di ragionamento che vuole che poiché i membri del Governo sono dipendenti pubblici, anche quanto guadagnato in precedenza debba essere stato pagato con soldi pubblici. A maggior ragione si è gridato allo scandalo per i redditi principeschi dei membri del Governo, ma la realtà è ben differente: molto pochi di coloro che compongono l’esecutivo avevano in precedenza un incarico pubblico, e nessuno tra quelli con i redditi più alti. L’ipotesi di porre un limite alla ricchezza deve scontrarsi anche con questo importante fattore: i soldi con cui Paola Severino, per citare l’esempio più eclatante, ha costruito il suo reddito 2010 non provenivanodallo Stato, ma da altri privati. Perché dovrebbe essere fissato un tetto ad un simile ammontare? Sulla base di quali vincoli legali?
Lo strumento a disposizione dello Stato per la redistribuzione della ricchezza già esiste, e sono le tasse: attraverso il fisco lo Stato raccoglie la ricchezza dei singoli in un bacino comune e la utilizza per fornire i servizi a cui siamo abituati. La progressività della tassazione è di per sé garanzia che i ricchi finanzieranno i servizi per i più poveri… o almeno così sarebbe in un regime teorico di tassazione, senza evasione ed elusione. Se lo strumento è imperfetto o starato, quindi, è possibile correggerlo, senza andare ad invocare misure che se una persona dovesse subirle non troverebbe poi così gradite.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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