Direzione PD, per Matteo Renzi è in minoranza “l’Italia dei gufi”

Pubblicato il 21 Settembre 2015 alle 17:37 Autore: Francesco Ferraro
Matteo renzi, terza via

La relazione del premier Matteo Renzi incassa il sì all’unanimità della Direzione Pd. La minoranza dem però diserta il voto.

Matteo Renzi prende la parola in un clima infuocato

L’intervento del Premier ha preso il via in un clima infuocato, dopo che nelle ultime ore si è cercato di trovare un compromesso che mettesse d’accordo le varie anime del PD, ma l’assenza dell’ex segretario Pier Luigi Bersani (indicato come il leader della minoranza) lascia intendere che la crisi all’interno del partito non sia rientrata.

La relazione del segretario-premier è iniziata con il riferimento alla cosiddetta “Buona Scuola”. Questo è solamente “un inizio di percorso” ha detto il premier ai suoi, reso “possibile dalla vostra insistenza e tenacia. Subito dopo le amministrative anch’io ho avuto dubbi su quella legge. Ma grazie agli uomini e alle donne del PD abbiamo detto si va avanti. Parto di qui perché credo che un partito politico ha il compito non sempre di assecondare gli umori”.

In seguito, il Premier ha volto lo sguardo alle elezioni politiche elleniche, dove la vittoria di Alexis Tsipras testimonia come “le scissioni funzionano magari come minaccia, non tanto al momento elettorale. Chi di scissione ferisce, di elezione perisce e, per usare un tecnicismo, anche ‘sto Varoufakis ce lo siamo tolto”.

Matteo renzi sul palco della festa dell'unità di milano

Nel prosieguo del suo intervento, il segretario-premier ha toccato anche il tema profughi, criticando duramente il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, definito un “surfista dell’istante come Farage e Orban”, che “il 10 settembre non era al Parlamento Europeo ma ad Agorà Estate a dire che è pronto ad accogliere un profugo a casa sua. Prima però diceva prendetelo voi il profugo“.

Secondo il Presidente del Consiglio la vera sfida che il PD ha davanti a sé è quella delle riforme: “Il primo patto del Nazareno l’abbiamo fatto al nostro interno, è nato proprio qui. Abbiamo deciso noi di cambiare passo. Vorrei che la storiellina del golpe di Palazzo fatto a sorpresa può andare bene per un talk show, ma non per la realtà. Rispondo con una risata a chi parla di svolta autoritaria. Questa legislatura è nata male, senza che si sia formato un governo. E’ nata con una non vittoria. Non è riuscita a fare né un governo né un presidente della Repubblica. La svolta è arrivata quando abbiamo deciso di fare le riforme”.

Riguardo il DDL Boschi, che di fatto dopo anni di riforme porterebbe al superamento del bicameralismo paritario, Renzi ha affermato: “Naturalmente la riforma costituzionale è un tassello di questo mosaico. Noi su questa riforma mettiamo la faccia con il referendum. Stiamo togliendo al Senato il potere di dare la fiducia e di decidere su tutto. Stiamo dicendo che il Senato è la Camera delle autonomie, stiamo dicendo che alle Regioni togliamo soldi e diamo regole più chiare”.

MAtteo Renzi boschi durante una festa dell'unità

Matteo Renzi contro la minoranza interna

E in riferimento al dissenso della minoranza dem sulla non elettività dei futuri senatori, non c’è un obbligo costituzionale per cui tutti devono votare come dice il partito – ha affermato Renzi – ma c’è un principio di buon senso per cui chi decide di interrompere il percorso lo deve dire e motivare con chiarezza all’interno e all’esterno”.”L’elezione diretta dei senatori non può sussistere perché negata dalla doppia conforme. Nessuno però – precisa il premier – ha minacciato Pietro Grasso. Se il presidente del Senato dovesse aprire a modifiche all’art.2 è ovvio che dobbiamo fare una riunione dei gruppi Pd di Camera e Senato per ragionare su che cosa fare. Nei poteri del premier non c’è quello di convocare Camera e Senato. Ho solo detto che di fronte a un’eventuale e inedita decisione di Pietro Grasso di aprire sulla doppia lettura conforme, il Pd si riunirebbe in Camera e Senato per decidere cosa fare”.

È in minoranza l’Italia dei gufi” ha affermato il Premier in conclusione del suo intervento, “c’è un’Italia che vuol bene all’Italia, che ha voglia di trovare dei luoghi in cui essere orgogliosa di chiamare patria la propria casa. Questa Italia è da custodire e da difendere. Ma anche rilanciare con più decisione. E’ il compito del Pd. Non è cambiato niente rispetto a 18 mesi fa. Abbiamo da discutere con tanti, ma l’Italia è ripartita e non la ferma più nessuno. Abbiamo un Paese che non ne può più di litigi autoreferenziali e che chiede di essere messo nelle condizioni di ripartire. Speriamo di essere in grado di darglielo”.

L'autore: Francesco Ferraro

Classe 1991, romano, laureato in “Scienze Politiche e Relazioni Internazionali” all'Università “Roma Tre” con una tesi su Giorgio Napolitano, master in Comunicazione Politica all'Università di Urbino, attualmente segue il corso “Mass Media e Politica” dell’Università di Bologna - Campus di Forlì. Si occupa di politica interna, Quirinale e di comunicazione politica. Collabora con Termometro Politico dal 2015. Su twitter @franzifer
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