Caso Mantovani, Berlusconi e l’intercettazione su caso Rizzi: “E’ rimasto con noi, ho fatto una promessa: un posto di lavoro per il fratello”

Pubblicato il 20 Ottobre 2015 alle 16:22 Autore: Ilaria Porrone
caso mantovani, mantovani

Caso Mantovani: dopo l’arresto del vicepresidente della Regione Lombardia, emerge una storia (senza contestazioni penali) di cambi partito con la promessa di lavoro, che vede coinvolto proprio Silvio Berlusconi.

Il protagonista della vicenda è Alan Rizzi, a fine dicembre capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale a Milano. Il 14 dicembre Rizzi decide di lasciare Fi e passare all’Ncd di Angelino Alfano, che lo presenta in via ufficiale. Dalle intercettazioni si coglie un Mantovani infuriato per il cambio di casacca, ma improvvisamente, a distanza di pochi giorni dalla presentazione di Alfano, Rizzi rientra in Forza Italia con il ruolo di coordinatore regionale.

Caso Mantovani, il motivi dietro il ritorno di Rizzi

I motivi del ripensamento sono spiegati direttamente da Berlusconi in un’intercettazione agli atti dell’arresto di Mantovani (per altre vicende). Il 22 dicembre 2013, Berlusconi telefona a Mantovani e si vanta con lui del caso Rizzi: “Senti, una cosa: hai sentito che ho tenuto Rizzi?”, Mantovani è sorpreso: “Ma… io non l’ho più sentito” – da qui arriva la spiegazione di Berlusconi: “Ecco, guarda, te lo dico io… Ehm, non è andato di là, è rimasto con noi. Io ho fatto però una promessa…” e aggiunge “poi quando ci vediamo te lo dico… tutto tranquillo… un posto di lavoro per il fratello, insomma…Va bene?”. “Va bene, a presto” – risponde Mantovani. Dopo poco più di due mesi dal rientro in Fi di Alan Rizzi, nel marzo 2014, il consigliere azzurro Armando Vagliati propone a Richard Rizzi, ex consigliere regionale 1992-1995 e fratello di Alan, un posto nelle società partecipate A2A e Metropolitana Milanese, il 13 maggio dello stesso anno Richard Rizzi viene nominato sindaco di Metropolitana Milanese.

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Caso Mantovani, l’incontro con Vincenzo Giuliani

Dalle intercettazioni della Guarda di Finanza emerge anche un’altra vicenda, legata alla visita dell’attuale vicecomandante generale dei carabinieri Vincenzo Giuliani ad Arcore, al villa San Martino da Silvio Berlusconi. Dopo una serie di contatti tra Giacomo di Capua e Giovanni Balboni, collaboratori rispettivamente di Mantovani (che era assessore alla Sanità) e Giuliani (comandante interregionale Nord-Ovest).

Berlusconi avrebbe ricevuto Giuliano, insieme a Mantovani, il 14 ottobre del 2013 nella sua villa ad Arcore. L’appuntamento è stato documentato da un pedinamento, che ha chiarito che Giuliani “scendeva dalla propria auto in dotazione all’Arma ed entrava nella auto Bmw grigia con a bordo l’assessore Mantovani, la quale ripartiva per entrare” nella residenza di Berlusconi. Rispondendo alle domande del Corriere, il generale Giuliani ha spiegato: “quando arrivai in Regione, Mantovani (che conoscevo in Piemonte quando era sottosegretario alle Infrastrutture) mi chiese se avessi piacere di salutare Berlusconi. Io accettai anche perché avrei voluto dire al presidente che era appena cambiata tutta la catena gerarchica, e indicare gli interlocutori per qualunque inconveniente relativo ai servizi dell’Arma attorno alla villa”. Sul suo arrivo nell’auto di Mantovani, Giuliani risponde: “si offrì lui di portarmi sulla sua auto, che presumo fosse più conosciuta dai guardiani di Arcore. Io valutai di entrarvi non in divisa e non sulla mia auto per non allarmare nessuno: questione di riservatezza, non di carboneria. Non chiesi alcunché a Berlusconi, né l’ho più incontrato”.

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L'autore: Ilaria Porrone

Classe 1987, vive a Roma. Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università di Roma Tre. Appassionata di storia e comunicazione politica, nel tempo libero è una volontaria della ONG Emergency. Collabora con Termometro Politico dal 2014. Su twitter è @IlariaPorrone
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