I due destini del Nuovo Centrodestra

Pubblicato il 31 Maggio 2014 alle 19:18 Autore: Livio Ricciardelli
Ncd vuole cambiare nome, Alfano simbolo del Nuovo centrodestra

“L’effetto Renzi” ha causato morti e feriti nella mappa elettorale italiana.

Due casi ben rappresentano questo tipo di dinamica: il flop di Scelta Europea e il 4.4% della lista Nuovo Centrodestra – Udc.

La vicenda di Scelta Europea in questo senso è emblematica: pur avendo subito una scissione della sua componente cattolica (i Popolari per l’Italia) questa lista comprendeva tre diverse formazioni (Scelta Civica, Centro Democratico e Fare per Fermare il Declino) in grado di ottenere oltre il 9% alle elezioni politiche dello scorso anno. In questo test europeo invece la lista a malapena è riuscita a raggiungere lo 0.7%. Da parte dell’elettorato il fronte governativo dunque è stato percepito solo ed esclusivamente col Pd i Renzi.

Più interessante invece risulta essere la vicenda del Nuovo Centrodestra che col suo 4.4% ha rischiato seriamente di non eleggere nessun rappresentante al Parlamento Europeo. I sondaggi davano la formazione di Alfano, Casini e Mauro come quarta forza del paese dopo Pd, Movimento 5 Stelle e Forza Italia. La lista invece si è piazzata quinta nettamente sotto la Lega Nord di Matteo Salvini e ha perso molti voti in alcuni suoi importanti serbatoi elettorali. Basti citare il caso del Lazio dove Ncd non è arrivata al 4% arrivando addirittura sesta dopo L’Altra Europa per Tsipras e Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale.

Anche in questo caso il tema politico di un “centrodestra di governo” ha avuto la peggio di fronte al dominus dell’esecutivo di Matteo Renzi.

angelino alfano

A seguito di questo risultato decisamente non brillante la formazione politica di Alfano (dando per scontata una definitiva fusione con l’Udc e i Ppi) ha di fronte a se due differenti opzioni: può adottare una strategia tesa ad un ravvicinamento con Forza Italia e con le altre forze della destra italiana oppure può sviluppare un proprio “pensiero” politico filo-governativo a prescindere.

Nelle sua ultima intervista a “La Stampa” Angelino Alfano non ha escluso un ravvicinamento a Forza Italia. Lo stesso Berlusconi, pur dimostrando astio nei confronti del suo ex delfino, non ha mai escluso una futura alleanza con Ncd.  Del resto, secondo molti commentatori, il divorzio tra Berlusconi ed Alfano rientrerebbe nella categoria delle “separazioni consensuale”, sulla falsariga del precedente di Fratelli d’Italia nel dicembre 2012. Una coalizione di centrodestra unita e composta da quattro soggetti politici (Forza Italia, Lega Nord, Ncd e Fratelli d’Italia – An) supererebbe nettamente il 21.2% del Movimento 5 Stelle e potrebbe avere tutte le carte in regola per giocarsi il secondo posto (fondamentale nell’Italicum):

Un’altra strada per Ncd invece può essere quella “autonomista”, che racchiude al tempo stesso il più alto livello di rischio e il più alto potenziale. Per paradosso infatti la formazione di Alfano potrebbe avvicinarsi al Pd di Renzi in nome di un approccio filogovernativo a prescindere.

In questo senso fa riflettere una vicenda giornalistica avvenuta qualche settimana fa e riguardante l’ex presidente del consiglio Enrico Letta: un servizio del Tgla7 infatti non ha escluso un passaggio dell’ex premier al Nuovo Centrodestra in nome di un buon rapporto con Alfano (suo vice al governo) e di un pessimo rapporto con Renzi (suo defenestratore). Ovviamente Letta ha fortemente smentito evidenziando, non a torto, tutta la sua militanza nella sinistra democristiana prima e nel centrosinistra poi. Ma solo il fatto che qualche giornalista si sia cimentato nel genere testimonia come ormai il profilo del Nuovo Centrodestra tenda ad essere quello di un partito che ha come massima e forse unica aspirazione quella di stare al governo. Uno spirito così forte che ha spinto parte del gruppo dirigente del PdL a rompere col padre-padrone del centrodestra italiano. In questo senso con un Pd al 40% un Ncd filogovernativo rischierebbe sia di essere inglobato e di perdere ulteriormente voti, sia di stare “dalla parte giusta della storia” e quindi al governo per anni ed anni.

Due differenti strade quanto mai diverse che possono segnare radicalmente il destino di una forza politica.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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