Referendum, le parole di Boschi sull’Anpi che fanno discutere

Pubblicato il 23 Maggio 2016 alle 21:42 Autore: Giacomo Salvini
Sfiducia Boschi, Banca Etruria, conflitto di interessi, il ministro Maria Elena Boschi vestita di nero durante un suo intervento alla Camera

Se il clima è questo a 5 mesi dal referendum di ottobre sulle riforme costituzionali, chissà cosa succederà tra qualche settimana soprattutto dopo lo spartiacque decisivo delle elezioni amministrative del prossimo 5 giugno (ballottaggi il 19). Il pretesto per un nuovo scontro tra i comitati del Sì e del No lo hanno dato le parole di ieri del Ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, madrina della riforma costituzionale. “Come direttivo nazionale l’Anpi ha preso una linea (quella del “No”, ndr) ma ci sono molti partigiani, quelli veri, che voteranno ‘Sì’” aveva detto ieri pomeriggio a In ½ Ora la Ministra. Bum! La distinzione tra “partigiani veri” e farlocchi non è andata giù in primis alla minoranza Pd che ha replicato per bocca del suo esponente più rappresentativo, ovvero Pier Luigi Bersani. “Come si permette la ministra Boschi di distinguere tra partigiani veri e partigiani finti? Chi crede di essere? Siamo forse già arrivati a un governo che fa la supervisione dell’Anpi? È evidente che siamo a una gestione politica sconsiderata e avventurista” ha scritto l’ex candidato premier della coalizione “Italia Bene Comune” in un durissimo post sul proprio profilo facebook.

Referendum, Renzi difende la Boschi: “nessuna gaffe”

In giornata la 35enne Ministra delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento (con delega anche alle Pari Opportunità) ha tentato di fare retromarcia accusando i media di “strumentalizzazioni” perché “non mi sono mai sognata di dare patenti ai partigiani, né di distinguere tra i partigiani veri o meno veri”. Ma ormai la frittata era fatta. La frase incriminata della Boschi ha provocato reazioni polemiche da tutto l’arco Parlamentare fino a toccare le più alte cariche dello Stato. Il Presidente Emerito Giorgio Napolitano (oggi senatore a vita e tenace sostenitore della riforma) ha accusato i contrari alla riforma di giocare sporco: “Ci vuole libertà per tutti, ma nessuno però può dire: io difendo la Costituzione votando no e gli altri non lo fanno perché questo mi reca un’offesa profonda”. A sostegno della Ministra in mattinata è intervenuto anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi che all’esito del referendum di ottobre ha legato tutta la sua carriera politica. “Non vedo gaffe – ha iniziato Renzi intervenendo a Radio 105 – quella dell’Anpi è una posizione del tutto legittima e al suo interno alcuni hanno scelto, quelli che hanno fatto la Resistenza, di votare sì. All’interno dell’Anpi qualcuno voterà sì e qualcuno voterà no. Ci sono i veri partigiani che voteranno sì e quelli che voteranno no, e noi abbiamo rispetto per tutti i partigiani”. Intanto nel pomeriggio è stata ufficializzata la lista dei 150 costituzionalisti e politologi che sostengono il “sì” al referendum in opposizione ai 56 costituzionalisti che nelle scorse settimane avevano firmato un manifesto per il “no”.

Referendum, gli attacchi alla Boschi sull’Anpi

Le reazioni più dure nei confronti della Ministra sono arrivate da due esponenti della sinistra fuoriusciti dal Partito Democratico. Pippo Civati (Possibile) ha definito “assurde” e “volgari” le parole della Boschi mentre Stefano Fassina (oggi candidato per Sinistra Italiana a Roma) parla di parole “inaccettabili” e “offensive” nei confronti di tutti i partigiani e chiesto alla Ministra di scusarsi. Coglie la ghiotta occasione anche Luigi Di Maio (M5S) che sul proprio profilo twitter scrive: “Il Pd attacca i partigiani. Atteggiamento indegno. Votino la nostra Carta dell’Onestà”.

Referendum, lo scontro anche su Ingrao e Iotti

Dentro il Partito Democratico però la polemica non la offre solo la frase di Maria Elena Boschi sull’Anpi. In giornata sono fioccate le polemiche anche per alcuni manifesti con il logo del Partito Democratico in cui vengono riportate le parole di due padri fondatori della sinistra comunista italiana (entrambi ex Presidenti della Camera) contro il bicameralismo perfetto: Pietro Ingrao (morto pochi mesi fa all’età di 100 anni) e Nilde Iotti, la compagna storica di Palmiro Togliatti. Nei due manifesti vengono riportate delle frasi effettivamente dette dai due leader storici del Pci ma i familiari non l’hanno presa benissimo. Dopo l’invito di Bianca Berlinguer a non strumentalizzare la figura del padre, ieri è intervenuta anche la figlia dell’ex Presidente della Camera Celeste Ingrao che sul proprio profilo facebook ha scritto: “Sono una convinta sostenitrice del no alla pseudoriforma renziana della Costituzione. Non ho però mai nemmeno pensato di utilizzare l’immagine di mio padre per sostenere le mie ragioni. Gira da ieri su Facebook una foto di papà con appiccicato sopra un grosso sì e il simbolo del Pd, prendendo a pretesto frasi pronunciate in tutt’altro contesto e avendo in mente tutt’altra riforma. Non so chi siano gli ultras renziani che hanno avuto questa brillante idea. Mi viene però da dirgli che se, come si usa dire ora, bisogna metterci la faccia ci mettessero la loro e quella dei loro ispiratori”.

Il manifesto con il logo del Pd in cui vengono riportate e parole di Ingrao contro il bicameralismo perfetto. La battaglia sul referendum si gioca anche sul passato

 

Il manifesto con il logo del Pd in cui vengono riportate e parole di Iotti contro il bicameralismo perfetto. La battaglia sul referendum si gioca anche sul passato

Referendum, recuperare lo “spirito costituente”

Ora, a 5 mesi dal referendum che si terrà con ogni probabilità il 15 ottobre qualche riflessione sul clima che si respira sui giornali e nel Palazzo andrebbe fatta. Sì, perché la polemica sui “partigiani veri o falsi” o sull’estenuante guerra interna al Pd (“il referendum sarà il vero Congresso del Pd” ha ammesso qualche giorno fa Gianni Cuperlo) interessa ben poco ai cittadini. Queste sono polemiche e frizioni che si trascinano da tempo: ovvero dall’elezione di Matteo Renzi alla segreteria del Pd o, se vogliamo riavvolgere completamente il nastro, dalla mancata elezione di Romano Prodi al Quirinale che portò Bersani alle logiche dimissioni. Invece, come hanno fatto notare stamani Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera e Guido Crainz su Repubblica, andrebbe recuperato – e alla svelta – quello “spirito costituente” che aveva caratterizzato la stesura della Costituzione Repubblicana del 1948. E in questo contesto, oltre alle quotidiane polemiche strumentali su qualunque questione, la posizione della coppia Renzi-Boschi di legare il futuro politico del Paese ad un semplice “sì” alla riforma costituzionale, certamente non aiuta. Il dibattito pubblico oggi dovrebbe concentrarsi solo sui contenuti di una riforma costituzionale storica (da qualunque lato la si guardi) mentre ogni giorno si moltiplicano le scaramucce su temi assolutamente secondari rispetto al merito del nuovo testo. E il paese intanto guarda da un’altra parte.

Giacomo Salvini

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L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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