Soffia il gelo tra Minsk e Bruxelles

Pubblicato il 13 Marzo 2012 alle 16:30 Autore: EaST Journal

Le sanzioni UE sono state criticate su più piani. Da una parte, oltre ad essere pressoché simboliche, sono anche spesso inefficaci, poiché alcuni dei personaggi banditi dall’area Schengen riescono comunque a visitarla grazie ad eventi diplomatici internazionali: George Plashchinsky riporta, tra gli altri, il caso del ministro degli interni di Lukashenko, Anatoly Kuleshov, personalmente responsabile per la repressione del dissenso in Bielorussia, che nel gennaio 2012 ha viaggiato fino a Lione per una riunione del segretariato generale dell’Interpol. La posizione del segretario di Interpol, Ronald K. Noble è stata criticata da chi, come Louise Hogan, si chiede come condividere informazioni con la polizia bielorussa possa migliorare la sicurezza dei cittadini bielorussi: “La Bielorussia è essenzialmente uno stato di polizia. Ora può diventare uno stato di polizia con maggiori capacità e risorse”.

Secondo altri, la chiave per il cambiamento politico in Bielorussia sarebbero sanzioni economiche tanto forti da far crollare l’economia e, con essa, il regime. Tuttavia, rimarca Plashchinsky, la peggiore crisi dal tempo dell’indipendenza ha colpito la Bielorussia nel 2011, senza che alcuna protesta di piazza si sia concretizzata: i bielorussi sono oggi forse più interessati a cercare di far tornare i conti di casa che a protestare. I dati dell’istituto IISEPS, basato a Vilnius, indicano comunque che la crisi del 2011, con l’inflazione al 209% e i salari reali dimezzati, ha spezzato il contratto sociale tacito tra Lukashenko e i cittadini bielorussi: sussidi in cambio di lealtà. Per la prima volta, solo un terzo dei bielorussi ha fiducia nel presidente, e solo un quarto lo voterebbe ancora. I prestiti della Russia di Putin hanno permesso all’economia bielorussa di tenersi a galla, al prezzo della cessione strisciante delle imprese di stato, primo fra tutti il monopolio del trasporto dell’energia. Ma la situazione economica del paese resta precaria.

Come ricorda Maryna Rakhlei, da una parte sembra che solo sanzioni esterne più restrittive possano influenzare la situazione in Bielorussia, e che sia immorale negoziare con un regime che pesta i dissidenti e tortura gli oppositori incarcerati. Dall’altra parte, le sanzioni dell’UE restano simboliche e non andranno  oltre i divieti di transito e il congelamento dei beni dei personaggi più compromessi; ci sarà bisogno comunque di parlare con il regime, per garantire la liberazione dei prigionieri politici e preparare un eventuale futuro. Sarà importante quindi mantenere una posizione pragmatica e tesa ai risultati.

Come uscire da questo dilemma? L’UE ha lanciato nel 2011 una strategia “dual track”: colpire l’élite attraverso le sanzioni, e sostenere la società civile attraverso donazioni, procedure facilitate per i visti, e promuovendo opportunità di formazione e impiego per i cittadini bielorussi. Portarla avanti non sarà facile, visti i tempi.

Da EastJournal

di Davide Denti

L'autore: EaST Journal

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