Il M5S sul nuovo Csm: “Mandateci i curricula”

Pubblicato il 8 Giugno 2014 alle 15:37 Autore: Gabriele Maestri
csm

Trasparenza anche nel nuovo Csm, magari con la selezione attraverso i curricula. Lo si legge nel sito di Beppe Grillo, che per l’occasione lascia la tribuna principale allo storico Aldo Giannuli (lo stesso che aveva fatto da consulente nella gestazione della legge elettorale targata 5 Stelle).

La via indicata sarebbe una soluzione opportuna per archiviare alcune male pratiche diffuse negli anni e giunte fin qui, a patto di adottarla in fretta, visto che i membri del Csm attualmente in carica sono in scadenza (il loro mandato terminerà il 31 luglio). Anche per questo, il M5S sceglie di occuparsi di “un’istituzione poco osservata dalla stampa – scrive Giannuli – e di cui l’opinione pubblica sa poco e si interessa meno”, pur essendo “uno dei meccanismi più delicati ed importanti della nostra architettura di potere”.

Aldo giannuli csm

Secondo lo storico, in particolare, il derby Bruti Liberati – Robledo che si sta consumando nella procura di Milano porrebbe all’attenzione di tutti il problema del rapporto tra Csm e politica: un rapporto che dovrebbe essere radicalmente cambiato, benché le norme già ora assegnino due terzi dei posti alla magistratura (a garanzia dell’indipendenza dell’ordine) e richiedano per l’elezione dei membri “laici” maggioranze molto alte, che dovrebbero scoraggiare uno strapotere della maggioranza e “un rapporto troppo stretto fra ciascun eletto e i singoli partiti”.

Il problema, per Giannuli, è che “in Italia le cose si programmano in un modo e poi si fanno in un altro” e nella pratica si è codificata la spartizione dei “laici” tra i 5 seggi di maggioranza e i 3 di opposizione, con ulteriori distribuzioni tra i partiti, che di fatto diventerebbero i veri soggetti rappresentati nel Csm. Questo avrebbe provocato la trasformazione dell’organo di autogoverno della magistratura in un “carrierificio per meriti di corrente”, inefficace anche dal punto di vista disciplinare. 

riforma della Giustizia

Lo storico punta il dito sulla prassi in base alla quale sono i vertici dei partiti a indicare i loro candidati a Palazzo dei Marescialli, spesso poche ore prima del voto parlamentare (cosa che impedisce controlli seri sul loro agire, che avrebbero ad esempio evitato lo scivolone del leghista Brigandì) e senza possibilità per i gruppi parlamentari di far cadere la scelta su altri soggetti (Giannuli ricorda le polemiche interne al Pd in occasione del precedente rinnovo del Csm).

Come reagire allora? Giannuli vorrebbe (ritenendolo poco realizzabile ora) un Senato delle garanzie della Repubblica, ma pensa che già ora Laura Boldrini (che presiederebbe il Parlamento in seduta comune) potrebbe sollecitare un dibattito sul tema e che, prima ancora, gli aspiranti che abbiano i requisiti di legge per concorrere all’elezione dovrebbero depositare le loro candidature e i loro curricula un mese prima della scadenza dell’organo, per accertare la loro idoneità e discutere sui loro profili. 

In attesa che ciò avvenga, lo storico suggerisce al MoVimento di adottare quella linea di comportamento: “Il M5S potrebbe invitare quanti intendano ottenere il suo appoggio parlamentare ad avanzare la propria proposta con relativo cv da pubblicare sul sito Beppegrillo.it, sottoponendo tutto al voto degli aderenti al MoVimento come fu fatto per la Presidenza della Repubblica. Vedremo quante altre forze politiche avranno il coraggio di fare altrettanto.”

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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