Democrazia diretta: un esperimento che non decolla

Pubblicato il 6 Gennaio 2017 alle 07:02 Autore: Andrea Balossino
democrazia diretta

Nella crisi che sta investendo le democrazie occidentali è sempre più esplicito il desiderio della popolazione di partecipare in modo diretto alle decisioni politiche. In Italia, negli ultimi anni, alcuni partiti e movimenti hanno introdotto importanti novità per tentare di riavvicinare l’elettorato, sempre più disilluso e infastidito dalla politica tradizionale, dalle primarie del centrosinistra fino alla proposta di totale democrazia diretta che è arrivata con il Movimento 5 Stelle. Questa idea innovativa portata avanti dal movimento fondato da Grillo e Casaleggio costituisce certamente un elemento di rottura che non ha eguali e dunque merita di essere analizzata.

Il Movimento 5 Stelle, come noto, si pone come obiettivo la democrazia diretta della Rete, a cui viene riconosciuto il ruolo di governo e indirizzo politico dell’associazione, superando di conseguenza il sistema rappresentativo. In effetti, fin dalla sua nascita, il Blog di Beppe Grillo ha promosso moltissimi sondaggi, tentando di coinvolgere gli utenti del sito. Dopo il boom dei 5 stelle alle elezioni politiche del 2013 il Blog è diventato il fulcro (come previsto dal Non-statuto) di tutta la galassia politica del Movimento e numerosissime sono state le consultazioni sottoposte agli iscritti certificati. Nonostante questo non sembra che l’esperimento di democrazia diretta stia funzionando alla perfezione. Senza entrare nel merito delle modalità in cui le consultazioni vengono proposte agli iscritti, certamente meritevoli di ulteriore analisi, i freddi dati numerici suggeriscono una situazione assai meno rosea rispetto alla narrazione della propaganda 5 stelle. In particolare emerge in modo evidente la scarsa partecipazione non solo dell’elettorato, ma degli stessi iscritti al Movimento ai portali di democrazia diretta.

Democrazia diretta: gli ultimi flop

Nella giornata di martedì 3 dicembre, come sappiamo, si sono svolte contemporaneamente le consultazioni sul quarto quesito del Programma Energia del Movimento e quelle per l’approvazione del Codice di comportamento di iscritti ed eletti. Alle due consultazioni hanno partecipato rispettivamente 40.977 e 40.954 iscritti certificati, pari al 30,3 per cento del totale (135.023 al 1 gennaio 2016, ultimo dato disponibile). Una percentuale piuttosto bassa che, confrontata con le precedenti, risulta essere comunque tra i risultati migliori nell’esperimento pentastellato di democrazia diretta. Infatti, finora, le consultazioni con la maggiore partecipazione sono state la votazione per le modifiche al Non-statuto e al Regolamento, alla quale hanno partecipato 87.213 iscritti pari al 64 per cento degli aventi diritto (con le “urne” virtuali aperte per un mese intero rispetto alle altre consultazioni che si svolgono in singole giornate e mancando comunque la quota legale per le modifiche statutarie prevista dalla legge) e le seconde “Quirinarie” del gennaio 2015 con 51.677 votanti (impossibile stabilire la percentuale sugli aventi diritto perché mancano i dati degli iscritti totali per l’anno 2015). Seguono a ruota tutte le consultazioni a carattere disciplinare o di regolamentazione interna come ad esempio l’espulsione dei senatori Battista, Bocchino, Campanella e Orellana nel febbraio del 2014 (43.368 votanti su 80.383 iscritti certificati pari al 53,9 per cento), la modifica del simbolo nel novembre 2015 (40.995), o la ratifica del direttorio con 37.127 votanti nel novembre 2014 (pari al 42,3% degli 87.656 aventi diritto) etc.

I dati diventano anche meno esaltanti se si considera la crescita esponenziale degli iscritti che dai 48.282 al 31 dicembre 2012 sono giunti fino ai già citati 135.023 del 2016. A questa crescita infatti, non è seguita una maggiore partecipazione attiva o almeno non nelle forme che un movimento che punta alla democrazia diretta dovrebbe mostrare.

Un altro aspetto che dovrebbe far preoccupare i vertici del Movimento è lo scarso interesse che registra la neonata piattaforma Rousseau, che avrebbe dovuto inaugurare una nuova fase per la democrazia diretta della Rete. In particolare il portale Lex Iscritti, che dovrebbe essere il perno centrale del progetto, con la possibilità per gli iscritti di proporre e votare proposte di legge (le più votate diventano disegni di legge del Movimento), fa registrare i numeri peggiori di tutte le consultazioni del Movimento. Alla prima votazione nel luglio 2016, infatti, hanno partecipato solo 15.290 iscritti, pari ad un misero 11,3 per cento degli aventi diritto. Addirittura manca il totale dei votanti della seconda consultazione mentre la terza fa registrare un triste 5,6 per cento (7.687 votanti). La quarta, e finora ultima, votazione si è svolta a fine dicembre 2016 in contemporanea al voto sul terzo quesito del Programma Energia, sfruttandone forse l’effetto “traino”  e ha registrato 19.097 votanti (21.348 per il Programma), il miglior risultato su Lex Iscritti finora, ma che non arriva a rappresentare il 15 per cento degli aventi diritto. Dunque lo strumento definitivo per la democrazia diretta della Rete non sembra costituire un elemento di fondamentale interesse nemmeno per gli iscritti e gli attivisti più vicini al partito di Beppe Grillo.

In conclusione, anche giudicando solo i numeri, non sembra che l’esperimento stia funzionando granché, forse per l’arretratezza dell’elettorato italiano, facilmente sedotto dai toni e dalla popolarità di alcune battaglie ma spesso più lento a condividere innovazioni estreme; o forse perché quel bisogno di maggiore partecipazione e di un ruolo più attivo dell’elettorato può essere tranquillamente incanalato anche nel normale e tanto vituperato sistema rappresentativo. Di certo un’analisi critica di questi dati, per i quali manca peraltro un efficace sistema di raccolta essendo sparsi per tutto il blog, sarebbe opportuna da parte dei vertici del Movimento, anche solo per coerenza rispetto ai propri principi.

 

Andrea Balossino