Elezioni Russia 2018: Putin verso la riconferma, incognita successione

Pubblicato il 17 Marzo 2018 alle 14:13 Autore: Guglielmo Sano
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Elezioni Russia 2018: Putin verso la riconferma, incognita successione

La Russia si appresta a eleggere il suo nuovo Presidente; d’altra parte, il voto di domani riserva poche incognite per Vladimir Putin che dovrebbe essere riconfermato con una percentuale di voti compresa tra il 69% e il 71%.

Lo Zar

Da quando ha fatto ingresso al Cremlino nel 2000, Putin è andato sempre più consolidando la sua posizione di incontrastato dominus degli affari della Federazione. Nel corso del suo primo mandato ha ridimensionato il potere accumulato dalle oligarchie che hanno sfruttato il crollo dell’URSS; poi ha puntato sul ripristino del controllo statale sulle televisioni e sulla nomina diretta dei governatori locali. Nel frattempo, il prezzo del petrolio cresceva sostenendo un’espansione economica che ancora oggi – nonostante il sensibile calo del Pil pro capite dal 2013 in poi – è alla base del fortissimo consenso accordatogli.

Elezioni Russia: una questione di resilienza

Putin si è sempre dimostrato capace di trasformare le difficoltà in un trampolino di lancio per nuove affermazioni. Si è districato tra i dettami costituzionali, per esempio; lasciando il timone al fedele Medvedev fino al 2012 quando ritornò ad occupare la Presidenza in un momento di forti proteste contro di lui. Ecco che la crisi in Ucraina poteva assestare un colpo fatale al suo potere, invece, ha rappresentato il passaggio a un livello successivo. Con l’annessione della Crimea, Putin ha riconsegnato al paese un posto tra le superpotenze; così almeno sembrano pensarla i russi visto che la sua popolarità da allora è fissa intorno all’80%.

Elezioni Russia 2018: Putin verso la riconferma, incognita successione

No Putin No Russia

Una Russia assediata dai nemici esterni che solo un leader forte può difendere; in brevissimi termini, questa la narrativa che permette a Putin di spadroneggiare nel panorama politico. In pratica, il Presidente russo ha creato un sistema che non permette di intravedere alternative all’attuale status quo. D’altronde, i suoi avversari più temibili propongono un avvicinamento culturale, ancor prima che politico, proprio a quell’Occidente presentato più come interlocutore arrogante che modello da seguire. Quindi, i problemi seguiti alla crisi del 2007, aggravati dalle pressanti sanzioni internazionali (dovute all’annessione della Crimea), la corruzione, le ristrette libertà civili, passano spesso in secondo piano grazie al ruolo che una Russia fiera del proprio passato (per quanto autocratico e conservatore) e ottimista nel futuro (per quanto incerto) sta riguadagnando nello scacchiere geopolitico mondiale.

Elezioni Russia: tutto ha una fine

Tuttavia, il sistema di cui sopra non sembra in grado di resistere in caso di uscita di scena di Putin. Insomma, ai russi Putin piace ma è chiaro che dopo quasi due decenni – nessuno ha governato per così tanto tempo da Stalin in poi, neanche Breznev – ci si cominci a interrogare sul dopo. Escludendo possibili modifiche alla Costituzione, infatti, questo potrebbe essere l’ultimo mandato da Presidente a disposizione. Kadrovaya revolyutsiya; la “rivoluzione personale” di Putin è già cominciata: una strategia che poggia sulla costruzione di una nuova classe di apparatcik pronti a raccogliere la sua eredità. D’altra parte, da qui al 2024 c’è tempo per assicurare un futuro alla “Russia di Putin” anche senza Putin.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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