Le dimissioni di Bossi. La fine di un’era?

Pubblicato il 5 Aprile 2012 alle 17:32 Autore: Livio Ricciardelli
umberto bossi

E’ noto infatti che ultimamente la frattura tra gruppo lombardo e i nostalgici della storica Liga Veneta si è quanto mai acuita. Il caso Tosi ben lo testimonia. E a rasserenare il clima non è bastato il sostegno del leader Giancarlo Gobbo alle posizioni del Senatùr e la tattica ignava tenuta dal governatore Luca Zaia.

Nonostante questo fronte caldo non va sottovalutato un aspetto della questione: per quanto riguarda i suoi meccanismi di leadership la Lega Nord è un movimento politico a struttura complessa. Tanto che Bossi ricopriva il ruolo di segretario da anni ma non vanno sottovalutati il ruolo del coordinatore del partito (incarico ricoperto fino ad oggi da Roberto Maroni) e quello onorifico di presidente (Angelo Alessandri).

Questo per dire che non è escluso, e una certa parabola berlusconiana sembra far credere a questo scenario, che Bossi possa comunque atteggiarsi da padre padrone di via Bellerio pur non ricoprendo particolari incarichi politici.

Se così non fosse senz’altro assisteremmo alla fine politica di uno dei simboli della seconda repubblica. E al definitivo sgretolarsi della nota asse Berlusconi-Bossi.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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