Davide Astori non è morto nel sonno, poteva salvarsi. La causa della morte

Pubblicato il 8 Giugno 2018 alle 09:49 Autore: Daniele Sforza
Davide Astori non è morto nel sonno: avrebbe potuto salvarsi

Davide Astori non è morto nel sonno, poteva salvarsi. La causa della morte.

Non sarebbe più la bradiaritmia la causa della morte di Davide Astori, bensì la tachiaritmia. O almeno questa è la teoria di Carlo Moreschi e Gaetano Thiene che hanno effettuato la perizia medico-legale sul calciatore. Stando a questa tesi, il difensore viola non sarebbe morto nel sonno e forse avrebbe potuto salvarsi.

Davide Astori causa morte: tachiaritmia e non bradiaritmia?

Come scrive Andrea Pasqualetto sul Corriere, “nel ponderoso lavoro dei due esperti incaricati dal pm Barbara Loffredo si parla di tachiaritmia”. Ovvero di una improvvisa accelerazione dei battiti, di un cuore andato a 100 all’ora. Insomma, tutto il contrario della bradiaritmia; secondo le prime rivelazioni, infatti, il calciatore sarebbe morto nel sonno per arresto cardiaco, con il suo cuore che avrebbe rallentato gradualmente fino a fermarsi. Ma la verità raccontata dai due professori nel nuovo referto risulta drasticamente diversa. Il fattore più inquietante sta anche nella rivelazione che quella notte, Davide Astori ebbe il primo e ultimo sintomo di una patologia che non era mai stata manifestata in precedenza.

Davide Astori non è morto nel sonno?

La teoria avanzata dai due periti rivela un altro particolare drammatico. Ovvero che Davide Astori non sarebbe morto nel sonno. E quindi, se avesse condiviso la sua stanza con un compagno, forse avrebbe potuto salvarsi.

Nel documento sono presenti anche i risultati di esami istologici seriati approfonditi; elementi ritenuti indispensabili dai medici legali ai fini di una valutazione completa delle cause del tragico episodio.

“Si tratta di una perizia ponderosa”, ha dichiarato il procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo. “La collega ha cominciato a studiarla. E non appena il lavoro sarà concluso, decideremo se proseguire con gli accertamenti; oppure richiedere l’archiviazione del procedimento, che continua a essere a carico di ignoti”.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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