Aumento IVA 2019 non arriverà: Tria e Conte smentiscono, ultime notizie

Pubblicato il 21 Settembre 2018 alle 11:15 Autore: Giovanni De Mizio
Aumento Iva nel 2019: rischi e conseguenze

Ci sarebbe un modo semplice e veloce per finanziare una bella fetta delle promesse elettorali di Lega e M5S: è l’aumento IVA. Ma come si può immaginare, non è una strada particolarmente facile da seguire.

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, in queste settimane all’opera per far quadrare i conti della prossima legge di bilancio, ha infatti rassicurato che l’aumento IVA non ci sarà anche quest’anno. Anche il premier Conte gli ha fatto eco, rispondendo così alle richiese dei due vicepremier Luigi di Maio e Matteo Salvini.

L’aumento IVA “divora” la manovra

Da diversi anni, per assicurare il rispetto della disciplina di bilancio, ci sono delle clausole di salvaguardia. È previsto un aumento IVA automatico a meno che il governo non trovi le risorse per impedirlo.

Se il PIL cresce in maniera robusta non c’è problema. Se invece, come nel caso attuale, cresce più lentamente del previsto, è necessario spostare risorse o fare qualche taglio.

Le clausole di salvaguardia valgono 12,5 miliardi, e quindi l’aumento IVA assorbe gran parte delle risorse disponibili ogni anno. Senza il disinnesco, l’IVA ordinaria aumenterà dal 22 al 24,2% il prossimo anno e al 25% nel 2021. L’aliquota ridotta, attualmente al 10%, salirebbe all’11,5% nel 2019 e al 12% nel 2020. Quest’ultima colpirebbe alcuni prodotti alimentari, i servizi turistici e alcune operazioni edilizie.

L’aumento IVA potrebbe essere parziale?

In realtà, non ci sarebbe nulla di male in un aumento IVA (imposta sui consumi) che vada a braccetto con un taglio delle imposte sul lavoro. Si tratta di una delle indicazioni che l’OCSE fornisce da anni.

Una delle ipotesi circolate nei giorni scorsi era quello di un aumento parziale che avrebbe permesso di tirar fuori qualche miliardo da usare per realizzare, almeno in parte, alcune promesse elettorali.

Il ministro dell’Economia, infatti, vorrebbe evitare di trovare le risorse in un aumento del deficit. Già allo stato attuale, infatti, il deficit previsto per il 2019 sarà superiore rispetto a quello concordato da Gentiloni con l’UE. Nel caso in cui dovesse esserci un rallentamento economico, o addirittura una recessione, avere spazio per aumentare il deficit sarebbe cosa buona e giusta.

Per questo era circolata l’ipotesi di aumento IVA parziale, ma anche questa voce è stata smentita. Si ritorna al via, ovvero al braccio di ferro tra palazzo Chigi e via XX settembre.

Aumento IVA per tagliare le tasse sul lavoro?

Il problema, semmai, è che queste risorse non verrebbero utilizzate con le indicazioni OCSE. I tre “pilastri della manovra, infatti, non riguardano molto chi lavora.

La riforma delle pensioni concerne chi ha smesso di lavorare. La flat tax, almeno al momento, va a favore di chi non è proprio poverissimo. Il reddito di cittadinanza, invece, se costruito male, può creare incentivi al lavoro nero.

La cosa più “semplice”, tra molte virgolette, da fare sarebbe dirottare le risorse sul taglio del cuneo fiscale. Ma quest’ultima locuzione non risulta nel vocabolario della manovra, almeno per quest’anno.

Ben venga, dunque, il mancato aumento IVA rassicurato da Tria.

LEGGI ANCHE: Flat Tax e Reddito di cittadinanza 2019: quando arrivano e a chi convengono

SEGUI TERMOMETRO POLITICO SU FACEBOOK E TWITTER

PER RIMANERE AGGIORNATO ISCRIVITI AL FORUM